Apple trema: Donald Trump ha deciso di boicottare l’iPhone

Ieri abbiamo parlato di come la Silicon Valley sta reagendo all’elezione di Donald Trump. Molti big dell’hitech tremano sulle scelte che il presidente neoeletto ha intenzione di adottare in materia di fiscalità, lavoro e politica economica.
Chi ha più paura è forse la multinazionale fondata da Steve Jobs, che è stata più volte aspramente criticata da Trump durante la campagna elettorale. Business Insider spiega le tre ragioni per cui Tim Cook, il capo di Apple, dovrebbe temere il futuro inquilino della Casa Bianca.
La fiscalità, la prima paura di Apple
Come svela la rivista americana, Apple ha più di 200 miliardi tra cash e titoli fuori dagli Stati Uniti. Se volesse riportarli in America, secondo la legge vigente, dovrebbe pagarci il 35% di tasse.
Nella sua campagna elettorale Trump ha tuonato contro quella che per lui è un’ingiustizia: «Porteremo quel denaro in America e lo tasseremo al 10% invece che al 35. Chi riporterebbe i suoi soldi a casa per una tassazione del 35%? Ovviamente, nessuno. Ecco perché nessuno lo sta facendo.
Secondo Moody sono 1,2 trilioni di dollari, i soldi che le società americane hitech hanno parcheggiato all’estero e che Trump vuole riportare in patria.
Apple teme l’idea che Trump ha del lavoro
Donald Trump ha anche più volte invitato la Apple a costruire i suoi iPhone in America: «Porterò Apple a produrre i suoi iPhone in America e non in Cina. Come può aiutare la nostra economia se vengono prodotti lì?».
Una scelta che per Cupertino sarebbe complessa per diversi motivi. Da una parte questioni logistiche, oggi la maggior parte dei fornitori di Apple sono dislocati nei Paesi asiatici. E poi una mancanza di competenze specifiche per alcuni tipi di lavoro in USA.
Ma il problema maggiore sarebbe legato ai costi. Secondo alcuni analisti produrre l’iPhone in Usa significherebbe dover aggiungere 50 dollari al costo finale. Con il timore di rendere il prodotto meno competitivo sui mercati.
Lo scontro sulla privacy tra Apple e Trump
Qualcuno di voi ricorderà quello che è successo tra Apple e FBI. L’azienda si era rifiutata di sbloccare l’iPhone del terrorista Syed Farook, che con la moglie ha ucciso quattordici persone a San Bernardino, in California, lo scorso dicembre.
L’evento ha scatenato dibattiti in tutto il mondo tra gli assertori della difesa della privacy a tutti i costi e chi invece pensa che il privato vada messo in secondo piano rispetto alla difesa degli interessi nazionali.
La questione ha infervorato Trump che ci è andato giù duro, chiedendo ai suoi elettori di boicottare i prodotti Apple, finché l’azienda non si fosse decisa a rilasciare i dati.
Come farà Apple a difendere la sicurezza dei suoi utenti in futuro, con l’aumento delle pressioni del potere?

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