Giornalisti e politici citano un account su Twitter (ma è un fake): ecco chi ci è cascato

È incredibile il potere di un tweet. L’abbiamo visto nel caso dei messaggi lanciati da Donald Trump sul social dei 140 caratteri (e che fanno crollare i titoli in borsa). E anche nel battibecco tra Pakistan e Israele che ha quasi scatenato una guerra nucleare. L’influenza del social di Jack Dorsey è evidente anche quando sono dei troll, profili fake creati ad arte, a twittare. E che, a volte, illudono persino giornali del calibro del New York Times.
Michael Flynn ha trollato tutti
Di recente, il vero Michael Flynn è stato alla ribalta nel mondo politico e mediatico statunitense. Generale in pensione dell’esercito americano, è stato 18esimo direttore della Defense Intelligence Agency. Più di recente aveva assunto un ruolo nell’amministrazione Trump, come Consigliere della Sicurezza Nazionale. Dopo aver ricevuto alcune accuse sulla propria condotta – Flynn avrebbe portato avanti un contatto segreto con l’ambasciatore russo, durante l’amministrazione Obama, e avrebbe mentito a riguardo – l’ex generale ha deciso di dimettersi da tutte le cariche pubbliche.
Durante questo periodo di turbolenza politica (che è durato diverse settimane), Flynn ha deciso di oscurare temporaneamente il proprio account su Twitter (@GenFlynn), il primo febbraio. Il giorno dopo, nasceva un nuovo account collegato all’ex generale, @GenMikeFlynn, che esordiva scrivendo: «Contento di essere tornato su Twitter. E profondamente grato per il supporto continuo».
Quando due giorni fa il vero Flynn ufficializzava le proprie dimissioni, l’account fasullo ha lanciato questi due tweet:
While I accept full responsibility for my actions, I feel it is unfair that I have been made the sole scapegoat for what happened. (1/2)
— Not Michael Flynn (@GenMikeFlynn) February 14, 2017
But if a scapegoat is what’s needed for this Administration to continue to take this great nation forward, I am proud to do my duty.
— Not Michael Flynn (@GenMikeFlynn) February 14, 2017
«Pur ammettendo la piena responsabilità per le mie azioni, credo sia ingiusto che sia diventato l’unico capro espiatorio per quanto è successo. Ma se un capro espiatorio è ciò di cui questa Amministrazione ha bisogno per continuare a portare avanti questa grande nazione, sono orgoglioso di compiere il mio dovere».
Da notare che oggi l’account fake presenta la negazione ‘Not’ prima del nome, ma probabilmente è stato aggiunto in seguito alla scoperta della sua non autenticità.
Ci sono cascati tutti
Persino il New York Times ci è cascato. La testata ha pubblicato online un articolo che riporta le dichiarazioni dell’account falso. Un articolo che è stato da quel momento corretto. Non solo. Durante una conferenza stampa, sia Nancy Pelosi, deputata statunitense, leader della minoranza democratica nella Camera dei Rappresentanti ed ex Speaker della stessa, che Elijah Cummings, anch’egli deputato democratico, hanno commentato le false dichiarazioni del presunto Flynn.
L’account troll ha quindi pubblicato un nuovo tweet, commentando l’accaduto, scrivendo: «Ci aspettiamo di più dai nostri media e dai nostri politici!».
The failing @nytimes, @NancyPelosi & @RepCummings issued statements based on 100% FAKE news. We expect more from our media & politicians!
— Not Michael Flynn (@GenMikeFlynn) February 14, 2017
Il caso Di Maio
Il caso del finto account di Michael Flynn, riporta alla mente il caso del famoso (in Italia) profilo di Beatrice Di Maio. Balzato agli onori delle cronache in seguito alla querela per diffamazione che l’allora sottosegretario del governo Renzi, Luca Lotti, aveva inoltrato contro di lei. Si era ipotizzato che l’account appartenesse a una centrale propagandistica grillina sul web. Una “macchina del fango” che vedeva in Twitter uno dei nodi principali. Ora, che le centrali informative della Casaleggio Associati e del M5S non siano sempre trasparenti, l’abbiamo scritto anche noi.
Ma prima di additare qualcuno sarebbe sempre meglio verificare. Già, perché in quel caso, dietro Beatrice Di Maio si nascondeva in realtà Giovanna Ottaviani, moglie di Renato Brunetta (abbiamo raccontato tutta la vicenda qui).
Sia negli USA che in Italia, meglio non fidarsi di tutto quello che leggiamo su Twitter.

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