Socialcom Italia - Dicembre 12, 2016

Ivan Dompé (TIM): “Così gli inserzionisti possono sfruttare la pubblicità online”

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«L’advertising sul web è un disastro» spiega Ivan Dompé, oggi direttore Insitutional Communication di Tim, con un passato con ruoli manageriali in grandi aziende come Pirelli, Edison, Luxottica e Yoox.

Ospite del nostro dibattito “Chi Paga le Notizie Onlne” alla Festa della Rete, riflette con noi sui temi dell’advertising sul web e sul futuro dell’editoria.

Come è lo stato oggi dell’advertising sul web?

«Il mondo dell’advertising sul web è un disastro, e lo dico da investitore pubblicitario. Questo perché la filiera è molto articolata.  In quella della carta stampata, quello che l’inserzionista perde nel passaggio dall’azienda che fa la pubblicità al media che la trasmette è intorno a una percentuale del 6%. Nel mondo digitale invece le perdite sono del 35-40%.  Per l’anno prossimo, come TIM ci siamo posti l’obiettivo di negoziare le iniziative di pubblicità direttamente con le testate, senza passare dai livelli intermedi della filiera».

Come si riducono le perdite, sfruttando i vantaggi dell’advertising su social e web?

«La pubblicità tradizionale online (banner e video) vive in una continua evoluzione. Pensiamo agli adblock che rappresentano l’incubo di ogni inserzionista. Gli utenti del web vogliono un’esperienza pubblicitaria diversa, qualcosa che sia loro utile. Per ridurre le perdite e fare profitto, bisogna lavorare sul profilare il proprio pubblico e offrirgli solo quello che realmente gli serve. Amazon lo fa benissimo, per esempio. In tal senso i social sono una grande opportunità con in meccanismi di geolocalizzazione che garantiscono. Lo si può fare solo imparando ad utilizzare i big data, analizzandoli e facendoli fruttare».

La gente è disposta a pagare le notizie online?

«Non c’è ancora l’abitudine. Ed è qui la sfida degli editori, offrire contenuti che giustifichino la spesa degli utenti. È un cambio di mentalità in cui le persone dovrebbero pagare contenuti di qualità che sono sempre stati abituati a vedere sulla televisione gratis. Gli editori devono organizzarsi con accordi con altri gruppi, come TIM che ha stretto partnership con Sky e Netflix».

Come è il futuro dell’editoria?

«Per me si gioca tutto sul tema della qualità. Più riesci a fare contenuti di qualità, più diffondi questa cultura delle cose fatte bene, più avrai un futuro roseo. Anche nell’editoria cartacea che non è morta come dicono. Ci sono magazine che continuano a fare soldi perché sanno offrire valore a una nicchia di pubblico più adatta ai loro contenuti. Quanto all’online, ci sono tante sfide per i gruppi imprenditoriali che investono. La più importante? Trovare accordi con gli over the top (Facebook, Instagram, Google ecc) che hanno una potenza negoziale che oggi è clamorosamente più forte».