Trump vs Clinton, come i social media decidono le elezioni americane

Mai come quest’anno le elezioni americane saranno decise dai social. Secondo uno studio di Pew Research Center, le campagne sui social network di Donald Trump e Hilary Clinton hanno coinvolto 109 milioni di americani. Solo su Facebook sono ben 5,3 milioni i like, post e commenti, che sono stati generati a oggi sulle elezioni. Altro dato che fa riflettere riguarda la percentuale di americani che sono venuti a conoscenza delle elezioni e di tutti gli aggiornamenti via social, ben il 44%,
«Facebook ha sostituito le assemblee cittadine. Siamo fieri del ruolo che stiamo avendo nel favorire il dialogo e aumentare l’impegno civico», dichiara Mark Zuckerberg.
Ma i social network sono davvero così determinanti nello spostare i voti elettorali verso Trump o la Clinton?
Trump o Clinton? Chiedo agli amici
Sul sito Toptechenews, Laura Olin ha scritto del rapporto tra social media ed elezioni americane. La social media manager ha lavorato come direttore delle strategie social media per la campagna 2012 di Barack Obama, che in quella tornata vinse le elezioni contro Mitt Romney. La Olin da una parte evidenzia come i social network non possono sostituire completamente la piazza e le assemblee cittadine, i luoghi dove tradizionalmente i cittadini americani formano le loro idee politiche. Ma, dall’altra, spiega che risultano sempre più determinanti nella diffusione dei messaggi:
«I social media sono molto più di una “porta” di accesso alla campagna elettorale. Lì i candidati hanno i loro più tenaci sostenitori e lo scopo è che loro condividano post, foto e video, con i loro amici».
E “amici” diventa la parola determinante poiché chiunque è più incline a credere al messaggio di un amico, invece che alle parole di un politico, Trump, Clinton, o chi per loro.
Trump vs Clinton: i social spostano voti?
Secondo diversi analisti politici in realtà le persone sono scettiche rispetto alle informazioni che vengono trasmesse sui social media. Il mare di testi, foto, e video prodotti da Trump e dalla Clinton, non sarebbero poi così efficaci nello spostare voti.
Perché questo? Semplice. Discutere di Trump o Clinton sui social può essere stressante, a volte anche frustrante. Secondo il già citato studio del Pew Research Center, il 59% del campione intervistato non trova gratificante esprimere le proprie idee politiche via social, mentre la minoranza, il 35% trova che i social siano un mezzo utile per il dibattito elettorale.
Tesi ancora più estrema, quella di Rantic, azienda che opera sui social media. Recentemente, la società ha realizzato un sondaggio prendendo come campione 10mila americani delle tre diverse fedi politiche: repubblicani, democratici e indipendenti. Cosa emerge? Dire che Trump è un pagliaccio o che la Clinton è corrotta in un proprio contenuto sui social, e usare il clickbaiting per farlo arrivare a più persone possibili, non sposterà di una virgola l’opinione dei vostri amici. In percentuale, il 94% dei repubblicani, il 92% dei democratici e l’85% degli indipendenti ha dichiarato di non essere mai stato influenzato da un “post politico” di un loro amico.
Trump, quando sui social ti fai male da solo
Se la Clinton ha usato più Facebook per veicolare il suo messaggio, Trump si è focalizzato su Twitter. I suoi tweet non proprio politically correct, nei quali si accanisce contro donne, messicani, disabili, e naturalmente, contro la sua avversaria politica, la Clinton, sono stati determinanti nel successo della sua campagna. Perché hanno contribuito a creare quell’immagine dell’uomo contro, del cittadino che fa politica per passione e non per professione.
E Trump ha saputo farlo anche bene. Lo conferma il Laboratory for Social Machines del Massachusets Institute of Technology che ha identificato, tramite un algoritmo, i 150 profili che stanno maggiormente influenzando le elezioni per la Casa Bianca. L’imprenditore occupa il primo gradino del podio, seguito dalla Clinton e da Bernie Sanders.
Eppure proprio il mezzo che più lo ha reso celebre potrebbe affossarlo. Il New York Times ha recentemente stampato tutti gli insulti che Trump è riuscito a realizzare via Twitter. Così tanti da riempire due pagine del giornale.
Ma chi gestisce il profilo di Trump? Pare che il suo staff gli abbia letteralmente tolto di mano “il giocattolo” per l’uso “colorito e spesso controproducente” che l’imprenditore faceva del mezzo. La notizia appare in un articolo del New York Times. La rivista americana sottolinea anche la gestione poco chiara del profilo, i contrasti tra lo staff, e infine la decisione di fare fuori il magnate per evitare altri scivoloni.

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