Stop al junk food sui social media: la decisione Uk

Stop alle pubblicità del junk food sui social media indirizzate a bambini e ragazzi under 16. È la decisione presa dal Committee of Advertising Practice (CAP) del Regno Unito, una delle due autorità presenti nell’ordinamento Uk per la regolazione del mercato pubblicitario.
La decisione arriva dopo l’allarme lanciato dall’OMS sull’eccessiva diffusione dell’advertising web per il cibo spazzatura rivolto ai bambini.
Junk food: lo stop Uk
A partire dal prossimo luglio, sarà bandita la pubblicità di cibi e bevande con elevate quantità di grassi, sale o zucchero, i cosiddetti HFSS. Il bando riguarderà la targetizzazione degli spot a bambini e ragazzi sotto i 16 anni. Se almeno il 25% dell’audience di un media è costituito da tale fascia di età, la promozione di junk food, sia diretta che indiretta, sarà vietata. Altri contenuti online coinvolti: piattaforme di video sharing e videogiochi. Il divieto scatterà ufficialmente a partire dal prossimo luglio.
La nuova norma andrà a coprire diversi media: stampa, cinema, siti web e social network, i cosiddetti non-broadcast.
Vengono estese quindi le rigide pratiche dell’advertising televisivo anche agli altri mezzi di comunicazione.
«Il forte cambiamento delle abitudini di consumo mediale dei più giovani e l’evoluzione delle tecniche di advertising hanno cambiato profondamente la relazione di bambini e ragazzi con i media», spiega James Best direttore del CAP.
«L’obesità infantile è un problema grave e serio. Siamo determinati nel fare la nostra parte per affrontarlo. Le nuove restrizioni ridurranno significativamente la quantità di ads con prodotti ricchi di grassi, sale o zuccheri che i nostri figli vedranno».
Junk Food, l’allarme OMS
È da diverso tempo che l’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità interviene nel dibattito su marketing e cibo spazzatura. Già a inizio 2015, l’ente lanciava un documento in cui sosteneva che l’esposizione al marketing degli alimenti dannosi era legata allo sviluppo dell’obesità nei più piccoli.
«I bambini dai 4 anni in su che sanno già riconoscere diversi marchi di alimenti incorrono in un rischio maggiore di avere una dieta poco sana e di essere sovrappeso», era uno degli assunti chiave dell’intervento dell’Organizzazione.
Sul web il problema si ripropone con maggiore forza. Un po’ perché il mercato televisivo è tradizionalmente più regolamentato rispetto a Internet. Un po’ perché i ragazzi sono spesso da soli su dispositivi mobile o pc e questo impedisce la mediazione dei genitori.
Nel novembre scorso, l’OMS è infatti ritornata sul marketing del junk food, con uno specifico focus sul digital. Così si esprime sul tema Zsuzsanna Jaka, direttore regionale dell’Oms per l’Europa:
«La prevenzione dell’obesità infantile è al primo posto tra le priorità dei nostri governi. Eppure, proprio i bambini, il gruppo più vulnerabile, è troppo spesso esposto a un numero considerevole di tecniche di digital marketing, a volte ‘nascoste’, per promuovere gli alimenti HFSS. Le istituzioni hanno la responsabilità di riconoscere questa nuova minaccia e prendere provvedimenti di conseguenza».
In particolare, l’Oms dichiarava che gli advergamers, i giochi online che veicolano messaggi pubblicitari sui prodotti, erano in crescita costante. Non solo: molti adolescenti sono ormai abituati a seguire i propri marchi di junk food preferiti sui social media. In Gran Bretagna, il 73% dei teenager segue i brand che ama, il 62% clicca sui banner e il 57% acquista un prodotto mentre gioca o utilizza un’app.
Da qui l’esigenza di arginare il fenomeno, con la decisione dell’Authority inglese.

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