Socialcom Italia - Aprile 6, 2018

#SocialPoliticsDay. Le elezioni al tempo dei social: “La spinta al cambiamento è stata dettata da diversi fattori e dinamiche”

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Le conversazioni degli utenti italiani sui socialmedia sono state lo spunto per realizzare una ricerca, condotta nel periodo precedente e successivo alle elezioni 2018, che cercherà di dare una risposta ai due interrogativi che hanno caratterizzato il dibattito politico delle ultimo mese – e cioè perché gli italiani hanno deciso di cambiare tutto, con il loro voto alle recenti elezioni politiche, e cosa si aspettano dal governo che verrà – durante il dibattito “#SocialPoliticsDay. Le elezioni al tempo dei social”.

L’incontro si terrà martedì 10 aprile, a partire dalle 15.30, a Roma, negli spazi del Salone Angiolillo di Palazzo Wedekind –  in Piazza Colonna, 366 – ed è stato organizzato da Socialcom – digital community guidata da Luca Ferlaino, attiva nel monitoraggio, la valutazione e l’anticipazione delle tendenze nell’ambito della comunicazione digitale – in collaborazione con Talkwalker, piattaforma di analisi dei contenuti della rete, e il quotidiano “il Tempo“.
Inoltre, alla presentazione dell’analisi seguirà un confronto, durante il quale gli ospiti presenti daranno vita a un dibattito proprio sui temi suggeriti dal titolo dell’evento: perché gli italiani hanno deciso di cambiare tutto e cosa si aspettano dal governo che verrà.
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Perché gli italiani, con il loro voto, hanno deciso di cambiare tutto e cosa si aspettano dal governo che verrà: i temi della ricerca che presenteremo durante “#SocialPoliticsDay”. Le elezioni al tempo dei social”. Qual è la sua opinione in merito?
Non credo sia possibile dare una risposta esaustiva a questa domanda. La spinta al cambiamento è stata dettata da diversi fattori e dinamiche. Temo troppo spesso si tenda a banalizzare il voto degli italiani con giudizi sbrigativi. Il 4 marzo scorso ci mostra un Paese disunito, diviso in due/tre parti, un’Italia nuova. La nostra è una società – come ci racconta De Rita nell’ultimo libro – localistica, molecolare, che si muove con lentezza. Sarà compito, forse, della politica riempire un vuoto con la tendenza ad aggregare e cooperare. O, in ogni caso, con la volontà a non arrendersi alla cultura degli alibi. A noi professionisti e osservatori, invece, spettano la “responsabilità” e la capacità di approfondire, di entrare nel merito per prepararci alla novità e contribuire ad analisi consapevoli e non superficiali.
Quanto hanno contribuito i social media al risultato elettorale rispetto ai media main stream?

Non bastano i social network per vincere o per perdere un’elezione. Sarei cauta riguardo all’allarme lanciato da molti sulla possibilità dei social di influire da soli e così tanto sui comportamenti elettorali degli utenti. Gli studi che provano questa interferenza sono pochissimi e piuttosto limitati – soprattutto geograficamente e relativamente agli USA. Avendo vissuto e lavorato in questo campo, durante questa fase di passaggio dai media tradizionali a quelli digitali, sono convinta che l’effetto di una campagna Facebook sugli elettori sia analogo a quello che poteva avere la TV 20 anni fa: molto dipende dalla cultura personale dell’elettore e dalla sua tendenza a farsi influenzare, oltre ovviamente al suo retroterra politico e culturale. Inoltre, tutti i sistemi di comunicazione interagiscono fra loro, anche già da molto prima del periodo pre elettorale, ed è quindi complicatissimo stabilire cosa ha influito di più. Sicuramente, però, i social network rappresentano oggi uno strumento necessario: nessuno può fare a meno di utilizzarli.

Oggi la politica è sempre più liquida e veloce: è la politica ad inseguire il feed dei social network o viceversa?
Mi è piaciuto molto il saggio di Giuliano Da Empoli, “La rabbia e l’algoritmo”, che racconta come il Movimento 5 Stelle abbia studiato il funzionamento dei social e i comportamenti degli utenti per perfezionare il suo messaggio politico. Ecco, preferisco appunto utilizzare il termine “studiare”, perché è inevitabile oggi per chi fa politica saper padroneggiare tutti i media e i sistemi di comunicazione. Anzi, finalmente grazie ai social e ai big data la politica ricomincia ad ascoltare le persone e i loro bisogni. Ovviamente, questa non è e non deve essere una prerogativa dei 5 Stelle, ma uno dei campi di studio di chi si occuperà di comunicazione politica nel futuro prossimo. Il tutto, naturalmente, nel rispetto della privacy degli utenti e delle policy d’uso delle piattaforme. Alcuni studi hanno dimostrato come i profili Facebook di Luigi Di Maio e Matteo Salvini siano stati anche quelli che hanno creato più interazione. Allo stesso tempo, è chiaro che i social – o meglio i loro algoritmi – inseguono la politica, così come tutti i contenuti che creano traffico e interazione.
Anche in comunicazione politica l’analisi dei dati diventa centrale, poiché riesce ad anticipare ed intercettare le tendenze della società più degli stessi sondaggi. Tuttavia, questo scenario pone una serie di interrogativi, come abbiamo visto nel recente caso che ha coinvolto Facebook. Cosa ne pensa?
Partiamo dal presupposto che se qualcuno ha difficoltà a formarsi un’opinione il giorno prima del voto e c’è il rischio che a influenzarlo sia un post su Twitter, di certo la colpa non è dei social tantomeno della società di comunicazione che ha seguito la campagna ma della politica, che non ha saputo intercettare prima quella persona con proposte serie. A proposito di Cambridge Analitica, c’è poi da dire che le tecniche utilizzate dall’azienda sono molto simili a quelle commerciali utilizzate da Netflix per la profilazione dei suoi utenti, in pratica nulla di nuovo rispetto a quanto succede su internet già da diversi anni. Inoltre si parla anche molto poco di casi di insuccesso di campagne elettorali basate su questo tipo di approccio, come in Sud Africa, dove di recente alcune società di comunicazione che operavano soprattutto con Twitter e Facebook hanno fallito nel tentare di influenzare il dibattito pubblico, utilizzando le fake news. Penso che in questo campo ci sia ancora tanto da fare e che per il momento non si possa parlare di allarme per la democrazia.

Per te, che ti occupi di comunicazione, cos’è cambiato nel momento in cui sono entrati in ballo i social?

C’è stato un cambiamento radicale. Proprio per il tipo di comunicazione che facciamo noi: non siamo una agenzia di pubblicità, la nostra comunicazione è fatta di contenuti corporate, veicolati attraverso una multicanalità tipica solo del lavoro di una “lobbying firm“. L’obiettivo è orientare l’agenda, la riflessione e l’opinione delle classi dirigenti in senso ampio e dei decisori pubblici in senso stretto. Perché se è vero – come ho detto prima – che bisogna stare attenti a dare troppa importanza all’influenza sul grande pubblico, consumatori o elettori che siano, è chiaro che la quasi totalità dei decision makers, presenti nelle istituzioni e nel mondo dei media, usano i social per capire “quanto conta” una determinata posizione o una specifica tematica nell’ambito dell’opinione pubblica. Forse sbagliano, ma questo a noi non interessa. Interessa invece saper usare le opportunità della rete e della digitalizzazione che permettono di guadagnare spazi di attenzione. Ovviamente sempre che il contenuto sia interessante e ben scritto. I social sono meritocratici. Contenuti grigi, senza spunti, scritti male, non interesseranno a nessuno, anche se sostenuti da poderose campagne. Se la cosa da comunicare è solida, contiene citazioni e riferimenti ed è ben trasformata in contenuto digitale, può essere determinante per far cambiare opinione su un singolo tema al Parlamento o al Governo o per farlo finire in cima ai palinsesti dei media mainstream. Per tale ragione, gestire i social non può essere un’attività amatoriale o improvvisata: richiede tanta professionalità e competenza.

Elezioni social, gestione dei social in politica, ruolo dei social network durante l’ultima campagna elettorale: proseguiremo la discussione su questi temi martedì 10 aprile, durante “#SocialPoliticsDay. Le elezioni al tempo dei social”. Per assistere all’evento è necessario accreditarsi inviando una email a info@socialcomitalia.com. Sarà, inoltre, possibile seguire il dibattito, anche sui social SocialCom: su Twitter, seguendo l’hashtag #SocialPoliticsDay ed il profilo @SocialComItalia, nonché in diretta video sulla pagina ufficiale di SocialCom, www.facebook.com/socialcomitalia.