Allarme bufale in Rete: per molti sono l’unica fonte culturale

Impazza un video sulla Rete. È realizzato e postato sulla pagina Facebook “Il Milanese Imbruttito”, un successo da più di 1 milione di fan. Si vede un inviato recarsi in una discoteca in occasione di un concerto di Gigi D’Agostino. L’intento è sottoporre i giovani a una serie di domande di cultura generale. I risultati sono improbabili. Le risposte fanno ridere, ma invitano allo stesso tempo alla riflessione. Quanto l’ignoranza e la mancanza di cultura incidono sulla propagazione in Rete delle bufale e quanto le bufale diventano l’unica fonte di conoscenza per una massa di persone?
La fake news figlie di un problema culturale
I dati Ocse che mettono a confronto la conoscenza degli studenti del mondo parlano chiaro: l’Italia si piazza davvero male nella pagella stilata dall’organizzazione sul livello dei quindicenni delle nostre scuole, 19esimo posto, lontani anni luce dai risultati degli studenti dei Paesi asiatici come Singapore o Giappone, come dalla vetta rappresentata dalle europee Estonia e Finlandia. Il video, che per carità è solo uno spaccato, racconta, tuttavia, una realtà preoccupante.
Chi ha scritto i Promessi Sposi? Napoleone
Ecco le domande poste dall’inviato e le risposte di alcuni degli intervistati:
“Chi è il Presidente del consiglio? Berlusconi”
“Cosa è il 25 aprile? Pasqua”
“In che anno è nato Gesù: 1930”
“Chi ha scritto i Promessi Sposi?” Napoleone”
Questi sono solo alcuni degli esempi. Il video ne contiene tanti altri. Ma cosa c’entra tutto questo con le fake news? C’entra eccome, secondo noi. Al di là delle tante soluzioni proposte per contrastare le bufale sulla Rete, dai cambiamenti da fare sull’algoritmo, al fact cheking giornalistico, alle proposte normative nazionali e internazionali, la questione si gioca soprattutto sul fronte educativo. Solo persone consapevoli, con conoscenze basilari e spirito critico, possono avere gli strumenti per determinare se una notizia che gira sulla Rete è reale o falsa e quindi contrastarne la diffusione.
La cultura delle fake news
C’è un altro aspetto da considerare degno di attenzione. Quanto le fake news stiano contribuendo a creare una “sottocultura”. Utenti del web sempre più disinformati e senza spirito critico, che hanno come unica fonte di informazione la Rete. Incapaci di scegliere la fonte giusta, si nutrono di notizie fasulle che entrano poi a far parte del loro bagaglio “culturale” e da lì si propagano sul web attraverso i social media. In altre parole, le notizie fasulle sono generata dalla mancanza di cultura e a loro volta diventano l’unica fonte di approvvigionamento culturale per una massa di persone. Un cane che si mangia la coda. Come se ne esce? Una delle uniche soluzioni è quella di puntare su un’educazione digitale che parta dalle scuole e offra gli strumenti ai cittadini per riconoscere una notizia fake, prima che la sua diffusione abbia creato troppi danni. È di sicuro una strada lunga da percorrere, ma è una delle più efficaci.
Luca Ferlaino

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