Gianluca Neri (Macchianera): “Ecco i tratti comuni degli influencer”

Ha aperto un blog, Macchianera, quando pochi o nessuno sapeva ancora cosa fosse un blog. Un portale che, oggi, è un punto di riferimento sul web, grazie alle sue analisi sul mondo digital e social. Dal 2003 è l’organizzatore della Festa della Rete, l’evento che assegna i Macchianera Awards, gli “Oscar” che premiano i personaggi che hanno saputo contraddistinguersi sul web. Si chiama Gianluca Neri ed è stato relatore al nostro primo aperitivo “Audiosocial, la classifica degli influencer”. Lo abbiamo intervistato per conoscere il suo punto di vista sul mondo degli influencer.
Con Audisocial stilate ogni anno la classifica dei migliori influencer della Rete. Quali sono le caratteristiche che hanno in comune i “dominatori” del web?
«È difficile dirlo soprattutto perché si tratta di un fenomeno nuovo che non è ancora oggetto di analisi approfondite. Credo che un tratto in comune che è possibile riscontrare in qualsiasi influencer sia senza dubbio la volontà di riuscire, di avere successo. Gli influencer soprattutto quelli più giovani sono partiti dalla loro cameretta per farsi conoscere nel mondo: la tv e il cinema erano per loro universi troppo lontani da raggiungere. C’è chi si è messo a fare foto, chi a fare la modella. Alcuni hanno talento e lo si nota. Altri sono più ostinati che talentuosi. Ma sono entrambe qualità che alla fine premiano»
Torniamo alla classifica Audisocial che quest’ anno vede trionfare Mariano Di Vaio, fashion blogger di Assisi. Quali sono i parametri che vengono presi in considerazione per determinare il successo di un influencer rispetto a un altro?
«Abbiamo un algoritmo complesso che analizza vari parametri. A un primo livello rileva il numero di follower, like e quanto i fan sono coinvolti nel discorso, il livello di engagement. E poi quanto gli influencer partecipano davvero alla vita della loro community, se rispondono a critiche e commenti, se offrono consigli. Per ogni influencer analizziamo le piattaforme su cui è attivo. Ce ne sono alcuni che scelgono di essere presenti su un solo social media e altri invece che sono “traversali”».
Come hai fatto tu a diventare un influencer? Qual è il tuo segreto?
«Ho avuto la fortuna di essere uno dei primi a sperimentare un blog. Poi con il tempo ho saputo ritagliarmi uno spazio all’interno della community che mi ha riconosciuto un ruolo. Credo che muovermi in anticipo sia uno dei segreti che mi ha portato a essere conosciuto sulla Rete».
Qual è l’errore madornale che può fare chi punta a diventare influencer presso una nicchia di pubblico?
«Un errore madornale è quella di comprare fan o follower. Ci sono siti che ne vendono a pacchetti e questo tenta molti inesperti del web all’inizio. Eppure non serve a nulla. Gli account venduti sono o finti, o di utenti che provengono da Paesi lontani. In realtà diventi un influencer se sei in grado di far sì che la gente parli di te. Comprare fan è come presentare un proprio spettacolo a teatro e avere di fronte un pubblico di sagome di cartone».
Quello degli influencer è un mondo nuovo, ma già capace di catturare tanti investimenti pubblicitari. Quanto si conosce davvero il fenomeno?
«Ancora poco in realtà. Io stesso che me ne occupo non conosco il 70% dei nuovi influencer che appaiono ogni anno in classifica. Questo succede perché è un campo dal quale noi adulti siamo esclusi: un po’ per nostra scelta, un po’ perché gli adolescenti preferiscono confrontarsi con un mondo che non prevede il controllo dei genitori. Gli operatori del settore, come i giornalisti, spesso lo ignorano. Eventi come gli aperitivi #SocialCom, servono proprio a gettare luce su nuovi fenomeni del web, come questo».

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