Socialcom Italia - Gennaio 4, 2017

Facebook chiede scusa a Bologna. Ecco perché…

Image

Facebook chiede scusa alla città di Bologna per la sua clamorosa gaffe. Cosa era successo? Per chi si fosse perso l’episodio curioso, qualche giorno fa Elisa Barbari, blogger e storica dell’arte, si era vista bloccare una foto sulla sua pagina Facebook perché violava le politiche del social, “conteneva materiale sessualmente esplicito”.  Peccato che la foto riprendesse solo la celebre statua di Nettuno che domina l’omonima piazza della città.

La censura di Facebook su una statua

La scorsa settimana  Elisa Barbari prova a sponsorizzare la sua pagina dedicata alle bellezze di Bologna, “Curiosità e scorci di Bologna”. La foto copertina ritrae la celebre statua creata nel 1560 dallo scultore fiammingo Jean de Boulogne che localmente viene chiamato Giambologna. L’opera è uno dei simboli della città di Bologna.

Ma scatta la censura: “La tua inserzione non è stata approvata in quanto viola le linee guida sulla pubblicità di Facebook perché presenta un’immagine con contenuti esplicitamente sessuali che mostra eccessivamente il corpo o si concentra su parti del corpo non necessarie”.

La storica dell’arte non ci sta e reagisce postando una foto sul social dal titolo, “Sì a Nettuno, no alla Censura”.

Le scuse di Facebook

Il caso finisce sulla stampa nazionale e internazionale e fa tanto rumore, tanto da costringere Facebook a fare delle scuse pubbliche, attraverso Mashable, uno dei più importanti magazine digitali sui social media: «Bloccare l’immagine è stato un errore. Il nostro team processa milioni di advertising ogni settimana e in alcuni casi respingiamo quelle che violano la nostra policy. Ma non è il caso di quest’immagine. Ci scusiamo per l’errore e invieremo un messaggio all’inserzionista per spiegarle di avere approvato l’advertising», spiega un portavoce del social.

Tutte le censure “assurde del social”

Una censura è sempre un atto delicato soprattutto su un social per gli strascichi e le polemiche che può comportare. Figuriamoci se le motivazioni che spingono a farlo sono incomprensibili e fumose, come quelle avvenute in questa situazione e in altre. Ecco due casi che hanno fatto storia sul social media.

Il primo, lo ricorderai, è quello che ha avuto come protagonista lo scrittore norvegese Tom Eagaland che pubblica la famosa foto della bambina vietnamita fotografata mentre scappava nuda e in lacrime dopo un attacco al naplam che colpì un villaggio vicino Saigoon. Anche in quel caso la censura e poi il retro font del social, dopo le mille polemiche dei giorni seguenti:

«Un’immagine di un bambino nudo, normalmente, violerebbe i nostri community standard, e in alcuni Paesi potrebbe addirittura essere considerata un’immagine pedo-pornografica. In questo caso, riconosciamo la storia e l’importanza globale di questa immagine», le scuse del social network.

Che tuttavia torna a far danni, qualche mese dopo, rimuovendo questa volta un video realizzato per sensibilizzare le donne sulla tematica del cancro al seno. Anche in questo caso, documentato da Mashable, la censura e poi le scuse di Mark Zuckerberg.

Intanto, per Barbari tanta pubblicità, riuscendo a trasformare un problema in un’opportunità. La Barbari è stata molto brava a fare buzz sull’episodio e scatenare la curiosità della stampa. Perfino la CNN si è interessata al caso e l’ha intervistata per farsi raccontare i dettagli dell’accaduto. Lo svela proprio l’ultimo post sul social della scrittrice che, oltre a questo, spiega che “le scuse non sono arrivate e l’immagine di Nettuno è stata oscurata ai fini pubblicitari. Attendiamo ancora il lieto fine”.