Il mio capo mi ha aggiunto su Facebook, cosa faccio?

E poi arriva quel giorno in cui sale l’ansia, sei in panico e non sai proprio cosa fare: il tuo capo vuole diventare tuo amico su Facebook e ti fa una richiesta ufficiale. Allora guardi quel tasto blu con su scritto “Conferma”, mentre accanto c’è l’altro che ti tenta “Elimina richiesta”.
Come cavarsela in una situazione del genere?
Accettare o non accettare? Questo è il dilemma
Comunque la guardi la questione è problematica. Non accettare vorrebbe dire sbattere “la porta in faccia al tuo capo”, che come puoi immaginare di certo non gradirà. Accettare, al contrario, significa mettersi “in casa” un tizio in pantofole che gira per tutte le stanze alla ricerca di prove compromettenti per incriminarti. Addio libertà, non potrai più essere te stesso sui social media.
L’argomento è talmente serio che è diventato oggetto di diversi studi. Come quello, riportato da Time, dell’azienda di marketing Russell Herder: “Come Facebook sta cambiando le relazioni in azienda”. L’indagine svela che un terzo dei dipendenti che hanno un loro supervisore tra le loro amicizie sul social media, stabilisce relazioni più forti con il responsabile e, soprattutto, ottiene migliori performance sul luogo di lavoro.
La soluzione: accettare con riserva
Non sono pochi i casi di persone che hanno avuto seri problemi a lavoro proprio per dei post sui social media, dove magari hanno attacco l’azienda o il loro capo, o fatto commenti razzisti, lontani dalla cultura e dai valori del loro boss. Per fortuna, Facebook ha la soluzione: puoi filtrare gli amici, dicendo al software cosa mostrare loro e soprattutto cosa non mostrare. Pertanto, una delle soluzioni è accettare la richiesta, ma con riserva.
Soluzione reale? No, se ci pensi. Se sei un amante delle spy story potresti immaginare uno scenario in cui un tuo collega stia tramando contro di te, magari per prendere il tuo posto e per questo mostri uno screenshot per metterti in cattiva luce e approfittarne.
Quindi se hai il tuo capo tra gli amici sarai comunque condizionato dalla sua presenza e non basteranno filtri a evitare che venga a sapere particolari di te che preferiresti non conoscesse.
Un villaggio globale con zero privacy
I social sono anche questo se vogliamo. Un villaggio globale in cui la privacy praticamente non esiste e anche i ruoli tra persone, come le distanze, si assottigliano. Tuttavia, un problema nasconde una grande opportunità. Quella cioè di avere un dialogo più sincero con il tuo capo, informarti su quali sono le sue passioni e interessi e usare questi argomenti per conoscerlo meglio, in vista di un eventuale promozione o aumento di stipendio. Per questo: fatti furbo.
Buzzfeed spiega perché non accettare
In un articolo Buzzfeed, la celebre rivista online americana, spiega perché non dovresti accettare. Alcuni dei motivi sono davvero esilaranti:
1. Perché saprà quando sei su Facebook nelle ore di lavoro
2. Perché saprà che gli hai mentito quando non ti sei presentato a lavoro per una malattia
3. Perché potrebbe vederti taggato in foto che non ti fanno onore
Gli account dei dipendenti nella policy aziendale
«Le aziende hanno sempre più bisogno di affacciarsi al mondo aziendale in modo “meno corporate” e la partecipazione dei dipendenti diventa fondamentale per avere più modi di esprimersi, variando il “tone of voice”», spiega Federico Di Giacomo di Hootsuite nell’intervista che ha rilasciato a Socialcom. Secondo il manager in futuro le aziende integreranno sempre di più i social media dei dipendenti nella strategia di comunicazione aziendale, “con ferree policy sull’utilizzo dei social”. Una misura necessaria per la crescita di un brand sui social media, ma anche pericolosa. In fondo, i social media rappresentano per molti una valvola di sfogo per esprimere veramente quello che si è, al di là delle convenzioni della vita reale. E dovrebbero conservare questo ruolo.

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