“Se ti scattano una foto, possono trovarti sul web”: la bufala su tutti i media ‘ufficiali’

Il Telegraph ci era cascato per primo (salvo poi aggiornare il pezzo). E anche l’Indipendent. Negli Stati Uniti era prevedibile ci cascasse Breitbart, sito di news alt-right, non propriamente affidabile, il cui ex direttore esecutivo è oggi assistente personale di Trump. Meno prevedibile era invece il lancio da parte di Fortune.
La notizia è molto semplice, ma estremamente inquietante. Un imprenditore del Regno Unito, Jack Kenyon, sosteneva di aver creato un’app molto sofisticata per il riconoscimento facciale, chiamata Facezam. Il nome deriva da una combinazione di Facebook e Shazam, la nota applicazione che permette di riconoscere nome e autore di una canzone basandosi su poche note.
Facezam sosteneva di poter fare la stessa cosa, ma con le persone: vuoi conoscere una ragazza che hai appena incrociato sulla metropolitana? Scatta una foto dal cellulare, caricala sull’app e potrai trovarla su Facebook. Uno strumento decisamente inquietante, se fosse reale.
La bufala
Con un aggiornamento del sito web ‘ufficiale’ di Facezam si è scoperto il trucco:
“Facezam è una bufala“, leggiamo. “A tutti coloro preoccupati da Facezam diciamo: l’app non è mai esistita e non sarà mai lanciata. È stata una trovata pubblicitaria di Zacozo Creative, agenzia di Marketing Virale. Per fortuna, le app di riconoscimento facciale non esistono ad oggi in Occidente. E speriamo che nulla cambi su questo fronte”.
La londinese Zacozo ha ideato questa app quindi, per farsi pubblicità. L’agenzia sostiene di essere specializzata in idee che diventano virali, aiutando “aziende e individui a ottenere attenzione a livello internazionale“.
Lo stop di Facebook
I software di riconoscimento facciale sono una realtà. Sono utilizzati già dai giganti del web come Facebook e Google, per raccogliere e catalogare le fotografie in gruppi e suggerire i tag agli amici. O dalle forze dell’ordine di alcuni Paesi, che hanno un database di coloro che hanno avuto problemi con la giustizia. Ci sono poi aziende come Tesco che attraverso questo genere di strumenti mappano i dati demografici dei propri clienti.
Ma non è mai successo, in Occidente, che la tecnologia venisse messa a disposizione di tutti gli utenti. Anzi, qualche tentativo era stato fatto, ma è stato immediatamente stoppato. Su Google Glass c’era per esempio l’app NameTag, che faceva più o meno quello che prometteva Facezam. Ma Facebook la bloccò immediatamente e alla fine anche Alphabet finì per scartarla del tutto.
Quando la bufala su Facezam ha cominciato a diffondersi, dalla dirigenza di Menlo Park è partito immediato lo stop:
«Questa attività viola i nostri termini di utilizzo e ci stiamo mettendo in contatto con gli sviluppatori per assicurarci che l’app si conformi ai nostri standard», scriveva Facebook in una nota ufficiale.
D’altronde, proprio ieri era stata diffusa la notizia che Facebook e Instagram avevano cominciato a bannare gli sviluppatori che utilizzano i post degli utenti per ‘spiarli’, per esempio in occasione di proteste e manifestazioni di piazza.
In Russia c’è
Come fa notare il Telegraph, qualcosa di molto simile a Facezam esiste in Russia. Si chiama Find Face e permette agli utenti di cercare le persone sui social caricando una foto. Viene utilizzato però solo su VKontakte, il social network maggiormente diffuso in Russia, con 380 milioni di utenti e quasi 100 milioni di visitatori ogni mese.
APPROFONDISCI: Per i russi prima di Facebook c’è VKontakte
FOTO: Preston Pfarner

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