Attenzione! C’è un’app che manda i tuoi dati in Cina

È l’app del momento in USA e presto spopolerà anche nel nostro Paese. Si chiama Meitu e ti rende più bello, con filtri ed effetti grafici che eliminano rughe, ingrandiscono e danno luce agli occhi, snelliscono il viso. E puoi anche utilizzare degli effetti per avere labbra splendenti con rossetti di vari colori.
L’app è nata nel 2008 ed è molto popolare in Cina. L’azienda che l’ha realizzata sta per andare in Borsa a una valutazione di circa 4,6 miliardi. Ma montano le polemiche: l’app che si scarica gratuitamente cattura molti più dati degli utenti di quanto dovrebbe, secondo la denuncia di TechCrunch.
Meitu, l’app di photo editing del momento
L’app piace ai giovani e agli attori di Hollywood, un grande fan pare sia Ryan Gosling. Eppure, malgrado il seguito, l’app sta attirando su di sé tante polemiche. La questione sollevata ha ancora una volta a che fare con un tema molto delicato sul web: quello della privacy. Secondo alcuni esperti di sicurezza informatica Meitu chiederebbe fin troppi dati degli utenti che in cambio possono scaricare gratuitamente l’app.
Oltre al permesso di accedere alla telecamera del telefono e alle immagini salvate, quello che succede per quasi tutte le app di photo sharing, Meitu punta a ottenere molte altre informazioni: può accedere a informazioni su altre app che vengono usate dall’utente, o anche all’IMSI (il numero, memorizzato nella SIM, che identifica gli utenti di telefonia mobile di reti GSM e UMTS). E ancora altre info sulle chiamate effettuate dagli utenti e altri dati sulla connessione wifi.
Le app fanno soldi vendendo dati
Meitu non è l’unica app ad accedere a molti più dati degli utenti di quelli necessari per un suo corretto funzionamento. Molte applicazioni raccolgono dati per poi rivenderli agli uffici marketing delle grandi aziende, così da ottenere un profitto più veloce sui download. Alcuni dati poi, come l’IMSI sono usati dalle app per tracciare il comportamento degli utenti sul web. Ma tutto questo è legale?
«Stiamo lavorando a stretto contatto con Apple e Google su ogni prodotto che mettiamo sul mercato e rispettiamo le policy sulla privacy rigorosamente», spiega un portavoce di Meitu. Ma gli esperti di sicurezza interpellati da TechCrunch non ne sono tanto sicuri.

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