Socialcom Italia - Febbraio 27, 2017

#ComunicoBene, la nuova campagna di Ferpi che riflette sulla buona comunicazione

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Negli uffici stampa dovrebbero lavorare solo iscritti all’Ordine dei Giornalisti. Questa è la dichiarazione dell’Ordine che in queste ore ha aperto un dibattito sulla Rete. La risposta di Ferpi, la Federazione Relazioni Pubbliche italiana, non si è fatta attendere. Il Presidente Pier Donato Vercellone, pur riconoscendo illegittima e anacronistica la denuncia, che ha segnalato un presunto vuoto normativo all’interno degli uffici stampa privati, apre a un dialogo costruttivo.

Il lancio della campagna #ComunicoBene serve proprio a questo scopo con un primo incontro che si terrà a Venezia a maggio, per creare una piattaforma di discussione aperta con proposte e iniziative da tutti gli attori della comunicazione.

«Comunicare bene non è una questione di ordine»

Pier Donato Vercellone replica all’Ordine dei giornalisti sul sito ufficiale di Ferpi. Il Presidente precisa, innanzitutto, cosa bisogna intendere per buona comunicazione, a suo modo di vedere, e come questa non abbia alcuna relazione con gli ordini professionali: «Certamente non può essere l’appartenenza a qualsivoglia ordine professionale a fare realmente la differenza o piuttosto a definire gli standard di qualità e competenza: il giornalismo rimane qualcosa di profondamente diverso dalla comunicazione aziendale, nonostante sovente ambedue utilizzino gli stessi strumenti tecnici e canali, in un ambito che progressivamente sta attivando meccanismi di disintermediazione comunicativa».

 «Non c’è un vuoto normativo»

Nel suo intervento Vercellone evidenzia che non è corretto parlare di vuoto normativo. E fa riferimento a una legge recente (4/2013) nella qualealla configurazione delle attività professionali basate su ordini e albi esclusivi, ha affiancato una struttura più moderna imperniata sul sistema delle associazioni riconosciute, come Ferpi, per esempio. Associazione di cui il Presidente ribadisce gli obiettivi: «Ferpi, espressione dei comunicatori professionisti, ha l’obiettivo di valorizzare le competenze degli iscritti, di garantire il rispetto delle regole deontologiche, di agevolare la scelta e la tutela degli utenti nel rispetto delle regole della concorrenza».

Comunicatori e giornalisti due ruoli distinti

 La querelle nasce anche dal bisogno di stabilire quali sono i “terreni” in cui giocano la loro “partita” il comunicatore e i giornalisti. Due ruoli distinti anche se la destrutturazione dell’informazione avvenuta sulla Rete li ha in parte accomunati.

Al di là delle rispettive funzioni, ciò che conta per Vercellone è la qualità del contenuto che può nascere solo da un percorso di formazione professionale: «Ferpi per obbligo statutario e nel rispetto dei requisiti governativi che regolano le professioni non ordinistiche eroga e obbliga i suoi Soci a corsi di qualificazione e perfezionamento professionale. E non solo: le nostre due qualificate Commissioni statutarie (CASP e CAV) si dedicano rispettivamente alla formazione e all’aggiornamento».

L’apertura al dialogo

Vercellone ammette che la prima reazione alla notizia della denuncia dell’Ordine è stata quella più battagliera, “ma come si permettono”... Poi ha prevalso in lui e nell’associazione l’apertura al dialogo e al confronto. Da qui è nata l’idea di un tavolo che si aprirà a Venezia a Maggio che poi vedrà altre tappe come quella di Milano, prevista in autunno: «Vogliamo ricostituire un tavolo di confronto con tutti gli operatori di settore, le Associazioni di categoria, l’Ordine dei Giornalisti, i professionisti, soci o non soci Ferpi, e tutte le altre entità che hanno a cuore il benessere comunicativo», conclude.