Socialcom Italia - Marzo 13, 2017

Il web si sta trasformando in una gabbia per la libertà di parola

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Il web ha compiuto, ieri, 28 anni. Quasi 3 decadi da quando Timoth John (Tim) Berners-Lee, ingegnere informatico britannico ha inventato il www in collaborazione con Robert Cailliau. La sua invenzione, in realtà, non voleva cambiare il mondo. Voleva semplicemente rendere accessibile a tutti i collaboratori del CERN l’enorme mole di informazioni e dati contenuta nei computer dell’Organizzazione. Con la sua soluzione tecnologica, però Berners-Lee e Cailliau hanno rivoluzionato le nostre vite quotidiane. Ma l’utopia di uno spazio dove tutti possano collaborare, scambiare e condividere informazioni, scoprire nuove opportunità, si sta trasformando in un incubo. E in un fattore di limitazione della libertà di parola per tanti.

Lo dice lo stesso Berners-Lee, in un articolo per la World Wide Web Foundation.

Privacy, dati personali e libertà di parola

Nel suo articolo, Berners-Lee sottolinea i tre ostacoli che oggi il web sta affrontando. Soprattutto nel corso degli ultimi 12 mesi, il ricercatore si dice “sempre più preoccupato” dai nuovi trend che emergono da Internet. Trend pericolosi che “dobbiamo affrontare per consentire al web di esprimere tutto il suo potenziale“, per il bene dell’umanità.

Il primo, tra i più pericolosi è il continuo accumulo, da parte di organizzazioni private, dei dati sensibili degli utenti.

«Dal momento che i nostri dati sono tenuti nascosti, al di fuori della nostra portata, abbiamo perso il beneficio di poterli controllare direttamente e di scegliere, quindi, quando e con chi vogliamo condividerli. Ancora peggio, non abbiamo la possibilità di agire in un secondo momento su quei dati che preferiremmo non offrire alle aziende».

Questo pone un rischio serio alla nostra libertà di parola, secondo Berners-Lee:

«Le aziende e i governi controllano sempre di più ogni nostra azione online e approvano leggi  che calpestano il nostro diritto alla privacy. Nei regimi repressivi, è facile immaginare quanto sia pericoloso: i blogger possono essere arrestati o uccisi e gli oppositori politici possono essere controllati».

Il problema, però, non si pone solo nelle dittature. Anche nelle democrazie «la continua sorveglianza di massa è andata troppo oltre. E oggi crea effetti agghiaccianti sulla libertà di parola».

Il problema delle bufale

Tema immancabile quando si parla dei problemi del web – e della società intera – quello delle bufale è causa di preoccupazione anche per Berners-Lee. Una buona fetta di persone, oggi, cerca e trova informazioni su social e motori di ricerca. Ma, come ben sappiamo, i loro algoritmi ci tengono rinchiusi in una ‘bolla’. I software imparano dai nostri dati personali e dalle azioni che compiamo sul web, per capire quali notizie mostrarci. E questo succede senza effettuare un necessario controllo sulla veridicità delle stesse. In questo modo, la disinformazione, le fake news, si diffondono “come un incendio”, spiega Berners-Lee.

In più, secondo l’ingegnere, con il ricorso alla data science e “al loro esercito di account automatizzati, i malintenzionati possono dirigere il sistema, per diffondere la disinformazione, ottenendo in cambio un guadagno in termini economici o politici”.

Propaganda incontrollabile

La terza minaccia alla libertà di parola e alla circolazione delle informazioni sul web, è paradossalmente la campagna elettorale. Secondo Berners-Lee l’advertising politico online rappresenta un problema, a causa delle dimensioni spropositate del fenomeno:

«Durante le elezioni USA, ogni giorno venivano pubblicate 50mila diverse versioni delle pubblicità elettorali, solo su Facebook. Una situazione quasi impossibile da monitorare. Secondo alcune analisi, determinati spot elettorali – sia negli Stati Uniti che nel resto del mondo – sarebbero poco etici: rimandano a siti di fake news, per esempio».

Le soluzioni di Berners-Lee

«Sono problemi complessi, le soluzioni non saranno semplici», esordisce Berners-Lee, nell’elencare gli argini possibili ai problemi citati. Ecco le idee proposte dall’ingegnere:

  • Lavorare in concerto con gli over-the-top del web per rimettere nelle mani dei cittadini almeno una parte del controllo sui propri dati.
  • Lottare contro le leggi che liberalizzano eccessivamente la sorveglianza da parte dei governi. Come? Attraverso l’azione giudiziaria.
  • Limitare la diffusione della disinformazione, invogliando Google e Facebook a proseguire nei propri sforzi per combattere il problema.
  • Rendere trasparenti gli algoritmi di funzionamento di social e motori di ricerca.
  • Regolare, a norma di legge, le campagne elettorali sul web.

FOTO: frankieleon