Socialcom Italia - Gennaio 17, 2017

5 frasi fatte sul marketing che (in realtà) non funzionano

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A volte, anche il lavoro più creativo del mondo può diventare una collezione di banali cliché. È quello che sta succedendo al marketing, almeno secondo alcuni esperti del settore. John Kultgen, direttore del Content Marketing presso Likeable Media (una delle aziende di digital advertising più forti negli USA), ha individuato 5 banalità che i professionisti del settore usano con i clienti e il proprio team di lavoro.

Attenzione, non sono completamente da scartare: non è detto che l’ovvio sia anche falso. E le 5 affermazioni che Kltgen analizza hanno un fondamento di verità. Per renderle davvero efficaci, però, dobbiamo provare a essere più specifici.

“Crea buoni contenuti”

Non c’è niente di più ovvio. Oggi tutto ruota intorno al contenuto: Content is king lo diceva Bill Gates già nel 1996. Ed è ormai diventato un concetto banale: è come dire che le scarpe vanno messe ai piedi! Dobbiamo però ragionare sull’aggettivo “buoni”. I contenuti di una strategia di marketing devono diventare sempre migliori: dobbiamo realizzare sì contenuti in continuità con quanto la nostra audience ha apprezzato in passato, ma aggiungendo di volta in volta nuovi elementi. Ecco perché, Kultgen propone di modificare la frase in: “Fai evolvere continuamente i tuoi contenuti“.

“Agisci subito o perdi”

Questo può valere per le startup, o per le agenzie nate da poco, veloci, in grado di muoversi rapidamente. Ma come si fa per le aziende grandi o che operano in settori particolarmente regolamentati? L’assunto può quindi essere sostituito con: “Pianifica adesso in modo da agire velocemente quando il momento arriverà“. Questo per esempio significa predisporre una serie di contenuti (pre-approvati) da lanciare in base alle conseguenze di un determinato evento.

“Come possiamo usare gli Influencer?”

Sempre di più, l’influencer marketing è uno strumento a cui le aziende ricorrono per promuovere brand, prodotti, servizi. Il 56% dei marchi vi fa ricorso, almeno negli USA. E si tratta di uno strumento che funziona: se usato bene, un dollaro speso nell’influencer marketing ha un ROI di 6,50$.

Ma gli influencer dovrebbero essere “usati” all’interno di una più ampia strategia online. Una strategia che abbia come obiettivo la risposta a una domanda molto precisa: “Come possiamo amplificare l’engagement della nostra community?“.

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“Vogliamo essere Cool”

E quale brand non lo vorrebbe? Per Kultgen, raggiungere questo obiettivo è soprattutto una questione di stile comunicativo, di tone-of-voice. Citando Disney e Lexus, spiega che i brand veramente cool non comunicano con la propria audience con l’obiettivo specifico di sembrare tali. Utilizzano piuttosto un tono di voce che attrae consumatori e prospect. L’obiettivo, in questo caso, dovrebbe essere: “Vogliamo che le persone siano entusiaste del nostro brand“.

“Piace ai Millennials”

Le generalizzazioni non funzionano. Mai. I Millennial, per esempio, gli under-35, sono un gruppo di persone spesso eterogeneo, che oggi rappresenta 1,7 miliardi di persone. Sebbene sia possibile individuare delle tendenze comuni appartenenti alla generazione, le eccessive semplificazioni danneggiano la comunicazione. Possiamo sostituire questo cliché con una frase più specifica: “Molti Millennial hanno un cellulare sin dall’infanzia e abbiamo scoperto che il 70% della nostra audience preferisce un customer care realizzato tramite messaggi di testo, piuttosto che al telefono“.

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