I Mannequin Challenge dei Brand: eccone 3 davvero brutti (+2 che vale la pena guardare)

Quando scoppia un trend su Internet, aziende, celebrità e brand corrono spesso a imitarlo. I risultati a volte sono eccellenti, in altri casi pessimi. È successo lo stesso anche con il Mannequin Challenge, la creazione di video che rappresentano scene di vita quotidiana, ma in cui i protagonisti sono completamente immobili, come pietrificati.
Vediamo i risultati.
Mannequin Challenge: come nasce
La moda pare sia nata nelle high school americane, quando diversi gruppi di alunni delle scuole cominciano a riprendersi con cellulari nelle loro pose “plastiche”, completamente immobili. Una specie di versione digital del gioco delle “Belle Statuine”.
Da allora ha cominciato a diffondersi ovunque su Internet, coinvolgendo anche star e celebrità da tutto il mondo. Si sono cimentati nella sfida (challenge) anche gente del calibro di Paul McCartney, Hillary Clinton, Michelle Obama, i Cleveland Cavaliers, campioni NBA, e così via.
Non ci sono -“regole” particolari per partecipare al challenge. Le uniche caratteristiche comuni sono la musica di sottofondo, che è in genere Black Beatles di Rae Stremmurd ft. Gucci Mane (ma non è obbligatoria), e il fatto di restare completamente immobili.
Alla redazione di Socialcom piace molto questa versione, che troviamo divertente e originale:
#MannequinChallenge pic.twitter.com/uR3oYcuYlG
— Mo City King (@Kingkeraun) November 7, 2016
Mannequin Challenge: la prova dei brand
Quando un trend diventa virale, le aziende spesso tentano di rincorrerlo. A volte con buoni risultati. Altre volte meno. La regola di base dovrebbe essere che un’azienda imiti solo i linguaggi e le culture sociali con cui si trova in sintonia, quelli che possiedono in qualche modo una visione del mondo simile ai propri valori. E in più, si dovrebbe sforzare di aggiungere un pizzico di originalità al tutto: altrimenti l’operazione si riduce a una copia pura e semplice. E piuttosto che diventare cool, diventa un patetico tentativo di imitazione.
Ecco 3 esempi che non ci hanno entusiasmato.
Questa di Coca-Cola è un semplice fermo immagine…tanto valeva scattare una foto! Punteggio zero in creatività:
We guess this is what happens when you’re TOO refreshed on @CollegeGameDay. #MannequinChallenge pic.twitter.com/baofy72OKB
— Coca-Cola (@CocaCola) November 5, 2016
Quello d Denny’s, catena di fast food americana, unisce al Mannequin Challenge anche il successo della nuova serie HBO, Westworld, che ha come protagonisti dei robot. Non sappiamo se era questo l’intento del brand, ma il risultato a noi risulta decisamente inquietante:
#mannequinchallenge or #dennyswestworld ? pic.twitter.com/SgTmQ0lO2Q
— Denny’s (@DennysDiner) November 7, 2016
Target, la seconda più grande catena di discount USA, ha almeno un’idea simpatica: quella di trasformare dei veri manichini nei protagonisti del Challenge. Potevano però sforzarsi di renderla un tantino più elaborata. L’esecuzione è decisamente artigianale:
Are we doing this right? #MannequinChallenge pic.twitter.com/lKj1UrmDPF
— Target (@Target) November 7, 2016
I Mannequin Challenge che vale davvero la pena guardare
Anche se non sono propriamente “brandizzati”, questi Mannequin Challenge colgono davvero nel segno. Perché sanno cavalcare il trend, ma con originalità, mescolando la nuova forma di comunicazione ai propri valori di base.
Sono due i migliori, secondo noi, creati da due istituti diversi che si occupano dello stesso settore di ricerca:
L’intento di entrambi è quello di sensibilizzare le persone sulla ricerca sulla SLA, la sclerosi laterale amiotrofica, una malattia che condanna chi ne è affetto alla paralisi: un Mannequin Challenge senza fine, si potrebbe dire, ricalcando il nome esatto del secondo video (never ending).
Il primo è stato realizzato dalla IsrA.L.S., associazione di ricerca sulla Sla israeliana. Il secondo è della ASL League, un ente simile ma con sede nel Belgio.
Foto: Horia Varlan

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