5 motivi per cui lavorare per Google è un dramma

Nell’immaginario di tutti lavorare per Google significa muoversi in ufficio sui pattini, dormire su divani o amache, rilassarsi su uno degli scivoli, e tanti benefit come palestra e pasti gratis. Se sicuramente queste sono cose vere e testimoniate, dall’altro ci sono aspetti più oscuri che forse non conosciamo e rendono anche il lavoro in Google un’esperienza a volte anche molto stressante.
Business Insider riporta le testimonianze di ex e attuali dipendenti dell’azienda che testimoniano i loro disagi.
1. Lavorare per Google: perdi di vista le cose importanti
Joe Cannella, è un senior account manager che ha smesso di lavorare per Google. Cannella spiega che uno dei rischi di lavorare per big G è quello di vivere in un mondo ovattato e dimenticare la vita reale: «In pratica trascorri tutte la giornata a mangiare il cibo di Google, vestirti con la “roba” dell’azienda, parlare con gli acronimi di Google, inviare email di Google da telefoni Google. E perdi di vista cosa significa essere indipendenti da big G. Hai tutto quello che vuoi, ma al prezzo di ciò che più conta nella vita: essere liberi», scrive.
2. Lavorare per Google: sono tutti iper-qualificati
Questo è un grosso problema per molti ragazzi che hanno scelto di lavorare per Google. L’azienda è piena di talenti e maghi della programmazione, ma non ci sono abbastanza posti disponibili per tutti nei ruoli che contano: «Ci sono studenti delle migliori università americane che devono accontentarsi di rispondere a telefono e risolvere i problemi degli inserzionisti nei prodotti di ads, o che manualmente eliminano video da YouTube o programmano solo per cambiare il colore di un bottone», scrive un impiegato che ha preferito restare anonimo.
3. Lavorare per Google: 8 ore al giorno senza una promozione
Un altro impiegato “anonimo” racconta i ritmi massacranti che chi sceglie di lavorare per Google è costretto a sostenere: «Ho conosciuto gente che ha lavorato per anni più di otto ore al giorno e non ha mai ricevuto un benefit o una promozione».
4. Lavorare per Google: pensano solo ai numeri
Katy Levinson, ex sviluppatore per Google, critica le metriche scelte dall’azienda per valutare il lavoro che, a suo modo di vedere, premiano la quantità a discapito della qualità: «Ogni miglioramento è misurato solo in termini numerici. L’usabilità, i bug? A nessuno importa. Se non puoi misurare un problema che hai riscontrato, a nessuno interesserà discuterne».
5. Lavorare per Google: puoi perdere un progetto dall’oggi al domani
Un altro dipendente che preferisce restare anonimo, racconta come la politica dell’azienda sia arbitraria nella cancellazione dei progetti: «Dall’oggi al domani puoi perdere un lavoro su cui sei stato per mesi. Al danno si aggiunge anche la beffa: quando perdi un progetto, finiscono anche le tue speranze di ottenere una promozione».

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