Facebook di nuovo sotto accusa: ecco perché…

La denuncia è del Washington Post. Il giornale accusa il social di Mark Zuckerberg di aver rimosso solo dopo due settimane il video del suicidio di una dodicenne: Katelyn Nicole Davis che ha ripreso in diretta la sua morte. La clip è circolata poi in Rete.
A quanto pare gli altri social, come YouTube, si sono dati subito da fare per eliminare le terribili immagini, mentre Facebook è stato a guardare.
Il video della tragedia
Il 30 dicembre scorso, Katelyn Nicole Davis di Polk County (Florida) ha deciso di usare un’applicazione di streaming (Live.me) per mettere in scena il suo suicido. In 40 minuti terribili ha raccontato di aver subito abusi sessuali da parte di un membro della sua famiglia. Il video si conclude poi con la tragedia: la ragazza si impicca legando una corda all’albero del suo giardino.
Il video appare poi su numerosi social. YouTube è quello più attivo nel rimuoverlo: viene subito eliminato perché viola la policy del sito. Pare che anche Facebook si stesse attivando per rimuoverlo, ma i suoi sforzi non hanno portato ai risultati sperati.
Secondo il Washington Post, a due settimane dalla morte della ragazza, il video era ancora visibile su alcune bacheche del social network di Mark Zuckerberg.
Il giornale racconta infatti che dopo la tragedia, la polizia del posto è stata sommersa di telefonate, messaggi ed email, di chi chiedeva la rimozione del video.
Live video nella bufera
Lo streaming è uno strumento potente offerto in mano agli utenti e alle aziende. Ma senza una chiara regolamentazione episodi del genere rischiano di moltiplicarsi. Il servizio di streaming era già stato messo sotto accusa quando un gruppo di persone aveva mandato in onda gli abusi nei confronti di un ragazzo disabile. La posizione di Facebook rispetto a questi episodi, come degli altri social che offrono agli utenti soluzioni di video streaming, è sempre più delicata.
Mandare in onda un suicidio o un abuso non rientra nella policy del social, come si può ben immaginare. Ma ci saranno altri episodi nei quali l’azienda di Menlo Park dovrà interrogarsi sul diritto di cronaca (nel caso in cui i video abbiano un interesse pubblico) e quello della salvaguardia degli utenti.
Chi deciderà cosa trasmettere o meno? Ci sarà il rischio di una censura? Queste sono domande a cui bisognerà dare una risposta chiara.

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