Facebook e Twitter mostrano un omicidio all’insaputa degli utenti

Il video dell’assassinio dell’ambasciatore russo in Turchia parte su Facebook e Twitter con l’autoplay. Gli utenti protestano, costretti loro malgrado ad assistere alla scena. Ma come possiamo difenderci dalla violenza sui social media e quali sono i danni che subisce chi vi è esposto?
La violenza in autoplay: gli utenti si infuriano
Sei a casa dopo il lavoro o sei in ufficio durante la pausa. Ti colleghi ai social per svagarti e parte un video con un uomo che spara a un altro, il rumore del proiettile e il corpo che stramazza al suolo, mentre la macchia di sangue sul pavimento si allarga sempre di più, e non riesci a smettere di guardarla.
È un po’ questo quello che è successo a tanti di noi quando negli scorsi giorni Facebook e Twitter (e anche diverse siti di informazione italiani e stranieri) hanno trasmesso, con la modalità dell’autoplay, il video terrificante di un uccisione a sangue freddo, quella di Andrey Karlov, ambasciatore russo per mano di un poliziotto di appena 22 anni, Mevlut Mert Altintas.
Le immagini scioccanti hanno attirato le proteste e fanno riflettere sulla facilità con cui oggi i social media ci espongono alla violenza (scommettiamo che i video con le torture dell’Isis ai suoi prigionieri pochi siano riusciti a dimenticarli).
.@repubblicait segnala che il video dell’uccisione dell’ambasciatore russo potrebbe urtare la sensibilità. E ci mette l’autoplay. Applausi.
— Mattia Ravanelli (@zave) 20 dicembre 2016
Se state RT video autoplay di una persona uccisa a colpi di pistola, NON fatelo. Date agli altri la possibilità di scegliere se vederlo o no https://t.co/naO57p6Tcy
— Valigia Blu (@valigiablu) 19 dicembre 2016
Dear @facebook and @twitter, how about turning off autoplay for videos of people being murdered? #Ankara #AnkaraAttack #socialmedia pic.twitter.com/RYKGmS7Nej
— Laurențiu Ion (@laurentiuion) 20 dicembre 2016
La violenza che gira sui social non va sottovalutata
Ma quali possono essere le conseguenze dell’esposizione alla violenza sui social media? Lo spiega lo studio di un team di University of Bradford, ripreso da BBC. Secondo l’indagine guardare contenuti come video violenti sui social può portare a sintomi simili al disturbo post traumatico da stress.
Per intenderci è quello riscontrato spesso in soldati coinvolti in combattimenti, ed è chiamato anche “nevrosi di guerra”. Flashback improvvisi dell’immagine violenta, incubi, casi di insonnia, ansia e tensione, sono alcune delle conseguenze del disturbo che, nei casi più gravi, può condurre la persona ad abusare di alcol, droga e psicofarmaci per dimenticare l’accaduto.
Come proteggersi dall’autoplay
Per fortuna sia Facebook che Twitter consentono di bloccare la trasmissione dei video in autoplay. Come fare?
Su Facebook, per esempio, basta andare nelle impostazioni video e, come si vede dall’immagine, selezionare su “impostazione predefinita” e poi su “disattiva”.
Semplice anche disattivare l’autoplay su Twitter. È sufficiente andare nelle impostazioni e togliere la spunta sulla voce “Riproduci automaticamente i video”.

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