Privacy: i negozi ti spiano e rubano i dati via smartphone

Entri in un negozio, pensi di collegarti a un wifi e (forse) non sai che tutti i tuoi dati sono catturati da alcune scatole bianche (dei ricevitori) installati sul soffitto. Questi piccoli apparecchi catturano ogni informazione sulla tua persona, chi sei, come ti muovi all’interno del negozio, che ricerche fai online, cosa decidi di comprare e cosa no e perché. E la privacy può andare a farsi benedire.
L’industria delle analisi di mercato via wifi è un business che secondo Telegraph varrà più di 19 miliardi di sterline nei prossimi cinque anni. Ma quali sono i confini tra la necessità dei negozi di migliorare i loro business attraverso i big data, e il diritto degli utenti a vedere la loro privacy garantita?
Privacy: come vengono usati i dati
I dati raccolti all’interno dei negozi vengono usati nei modi più diversi. Una compagnia finlandese, ha usato le informazioni raccolte per capire perché i clienti abbandonavano il carrello della spesa e uscivano prima di completare le operazioni di acquisto. Hanno scoperto che lo facevano perché frustrati dalla mancanza di personale pronto ad assistergli.
Un altro negozio londinese ha deciso di cambiare gli orari di apertura e chiusura sulla base dei dati raccolti, adattandoli a quando gli utenti si loggavano sulla loro rete wifi.
Altri utilizzano la tecnologia per inviare info e sconti ai clienti mentre si muovono nei pressi del negozio, e perfino a quelli che sono all’interno di uno store concorrente.
«È solo la punta dell’iceberg. Attraverso il rilevamento anonimo dei dati emessi via wifi, i negozianti oggi hanno la possibilità di capire meglio i comportamenti dei loro clienti all’interno dei negozi. Dove vanno, quello che guardano, come interagiscono con un prodotto, tutti questi dati possono essere misurati e usati per rendere l’esperienza degli utenti più personalizzata», spiega al Telegraph, Ed Armishaw di Walkbase, startup che aiuta i negozi a rilevare e utilizzare i dati dei loro clienti.
I negozi hanno il diritto di spiarci?
Molti negozi offrono il wifi libero solo se i clienti forniscono informazioni personali o acconsentono al trattamento dei loro dati personali. Allo stesso tempo chiedono anche il permesso di monitorare i loro movimenti, le ricerche online che effettuano, per poi fornire i dati a terze parti.
Ma non tutti hanno questo “fair play” nel campo della privacy. «È un problema enorme. E molte persone non sanno nemmeno che il loro telefono viene usato per controllarli», spiega Renata Samson a capo di Big Brother Watch, associazione che si batte per i diritti civili, come quello alla privacy.
I negozi si difendono e spiegano che i dati vengono usati per migliorare l’esperienza dei consumatori e rendere la loro offerta sempre più personalizzata: «Se così fosse, perché non avvertire le persone che sono sotto controllo, come succede, per esempio, quando si è esposti alle telecamere a circuito chiuso?», si domanda Samson.

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