Socialcom Italia - Gennaio 27, 2017

Donald Trump dà inizio alla censura

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Editori e librerie americane stanno assistendo negli ultimi giorni a un picco nelle vendite di 1984, classico americano scritto da George Orwell, pubblicato nel 1949. L’autore denunciava il sistema totalitario instaurato da Stalin nell’URSS, utilizzando i canoni del romanzo distopico. Orwell immaginava, nel futuro, l’esistenza di un governo capace di “riscrivere” il passato e la verità in base alla convenienza politica del momento.

Perché negli USA di Donald Trump si sente il bisogno di ritornare a leggere un libro degli anni ’40? La post-verità, i “fatti alternativi” stanno dominando il dibattito mediatico delle ultime settimane. Sebbene la nuova amministrazione americana non abbia, almeno per il momento, creato un sistema capace di riscrivere costantemente la verità, le prime mosse di Trump non tranquillizzano chi considera la libertà d’opinione come un diritto inviolabile.

Vediamo cosa sta succedendo.

Il National Park Service e il sito web della Casa Bianca

A rischio, sembra essere soprattutto la libertà scientifica. Tutto infatti è cominciato quando l’account Twitter del National Park Service, agenzia federale che si occupa della gestione dei Parchi naturali e dei monumenti nazionali, si è concesso alcune “libertà”.

L’account si è “permesso” di retwittare un’immagine che confrontava le folle presenti al Giorno dell’Inaugurazione dell’amministrazione Trump con quelle di 8 anni fa, quando si insediava invece Obama. Un confronto imbarazzante per il neo-presidente.

Successivamente, l’attenzione si era spostata su alcune pagine della Casa Bianca, cancellate nelle ore successive all’insediamento: una riguardava il climate change, un’altra i diritti civili. Il National Park Service, poco dopo, scriveva un tweet a riguardo, dimostrando di non apprezzare il nuovo corso.

L’agenzia si è successivamente scusata per l’avvenimento, parlando di “errori”. I tweet sono stati quindi rimossi.

Il bavaglio di Trump

A Trump, quei tweet non sono andati giù. Lui che ha usato (e usa) proprio Twitter per affermare il proprio pensiero, e spesso per annunciare provvedimenti governativi, non poteva permettere che delle agenzie pubbliche e quindi sotto il suo “controllo” lo contraddicessero, ridicolizzandolo. E ha quindi istituito un media blackout, congelando ogni attività di comunicazione (sia sui social che sui canali tradizionali) delle principali agenzie governative.

Il bavaglio ha colpito l’EPA (Environmental Protection Agency), l’agenzia di protezione ambientale, il Dipartimento dell’Agricoltura, dell’Energia, dei Trasporti e dell’Interno, così come il Servizio Sanitario. Anche se la misura è stata definita “temporanea” da alcune fonti interne all’amministrazione USA, le polemiche non si placano.

APPROFONDISCI: TWITTER E TRUMP FANNO INFURIARE GLI UTENTI. ECCO PERCHÉ…

Gli account “non allineati”

Per aggirare il blocco, sono stati immediatamente creati degli account paralleli – definiti rogue (non allineati) – per ripristinare le comunicazioni dal mondo scientifico. Non è chiaro se la “resistenza” sia partita direttamente dall’interno delle agenzie colpite dal blackout. Di sicuro, l’impostazione è chiara: la libertà scientifica non può essere imbavagliata. E infatti abbiamo Rogue NASA, che si definisce il team “resistente” e non ufficiale dell’agenzia per l’aerospazio più famosa al mondo.

«Non possiamo permettere a Mr. Trump di silenziare la comunità scientifica», leggiamo. «Abbiamo bisogno, ora PIÙ CHE MAI, di una ricerca basata su prove scientifiche».

Ci sono poi una serie di account “Alt” (alternative: alternativi), che ‘rimpiazzano’ i Dipartimenti bloccati.

 Ci sono le versioni “fuori legge” della FDA (Food and drgu administration), del Servizio Sanitario (“Combatti per la scienza!”, scrivono nella bio), della citata EPA e così via.

Il fenomeno è già virale. Basta guardare i numeri dei tweet che abbiamo inserito qui: le interazioni sono migliaia.

Una (mezza) cipolla “guida” la resistenza su Twitter

Una notizia curiosa, ma che dimostra il clima di “scontro” che si sta creando tra gli utenti di Twitter nelle ultime settimane. L’account ‘Half An Onion’ è stato creato 7 giorni fa, il 20 gennaio, al solo scopo di avere “più follower di Donald Trump“, leggiamo nella bio. Half An Onion è una mezza cipolla, in un sacchettino di plastica per alimenti:

AdWeek ha raggiunto i creatori, chiedendogli tra l’altro se la comicità e l’ironia siano delle armi di resistenza contro il neo-eletto presidente USA: «Assolutamente sì», hanno risposto. «Quell’uomo non riesce a sopportare una battuta. Ecco perché molte persone si stanno unendo alla nostra sfida».

In una settimana il profilo ha raggiunto 675mila follower. I 22,4 milioni di Trump sono ancora lontani, ma non è ancora detta l’ultima parola.

FOTO: Gage Skidmore