Ecco come Facebook segnala le fake news

Continua la battaglia dei cosiddetti over-the-top, i colossi del mondo digitale, contro la diffusione di bufale e fake news online. Nelle scorse ore, Facebook ha segnalato per la prima volta una notizia come ‘Disputed’. La veridicità delle informazioni contenute nel link è quindi ‘contestata’.
Non si tratta del primo provvedimento da parte del social di Mark Zuckerberg sul tema. Come abbiamo visto, ha lanciato a gennaio un vero e proprio Journalism Project, per rafforzare i legami di collaborazione con il mondo del giornalismo e della ricerca, in modo da identificare e segnalare agli utenti le ‘notizie’ considerate dubbie. Già nel dicembre scorso, dopo l’elezione di Donald Trump e la diffusione di notizie false durante la campagna elettorale, Facebook aveva provato a correre ai ripari per placare le polemiche sul ruolo del social nella vicenda. Aveva infatti inaugurato uno strumento, a disposizione di alcuni utenti, per segnalare le notizie fake.
Oggi su alcune Bacheche appaiono i primi risultati ‘visibili’.
Disputed
Facebook is flagging links to fake sites now, looks like: pic.twitter.com/N7xaWDkdYA
— Anna Merlan (@annamerlan) March 3, 2017
Nel tweet di Anna Merlan, vediamo uno screenshot da Facebook con un link dal Seattle Tribune. La presunta notizia titola: “La fonte della recente fuga di notizie dalla Casa Bianca è il dispositivo Android non criptato di Trump”. Il nome del dominio sembra affidabile: Tribune è un termine molto diffuso tra le testate locali. In realtà, come indicano chiaramente gli stessi gestori del sito, si tratta di una pubblicazione satirica:
«Il Seattle Tribune può utilizzare nomi reali, ma insrendoli in storie semi-reali o completamente fiction. Tutti gli articoli inseriti nel Seattle Tribune sono fictional e satirici, con la sola eccezione delle news nella categoria ‘list style’ che include fonti affidabili», leggiamo nel disclaimer del sito.
La notizia segnalata nello screenshot di Merlan, però, è stata vista quasi 200mila volte. E il Tribune ne ha sicuramente beneficiato in termini economici. Facebook riporta qui per la prima volta la sigla Disputed, per indicare che la notizia è contestata da fonti affidabili o siti di fact-checking. Nello specifico, si riporta il giudizio di Snopes e PolitiFact, specializzati rispettivamente nella disinformazione che circola in rete e nella verifica delle dichiarazioni di politici e rappresentanti istituzionali.
Quando comparirà la nuova funzione sulle nostre Bacheche? Non è chiaro. Secondo Forbes, potrebbe essere diffusa a tutti gli utenti nel giro delle prossime settimane. C’è un’altra novità di Facebook sul fronte della lotta alle bufale. A quanto pare, è in preparazione una lista di domini che sono ‘noti’ per aver pubblicato fake news nel corso degli anni. In questo caso, i link saranno automaticamente segnalati come Disputed.
Qui ritorna, però, il solito dubbio: può un’azienda privata, con interessi privati, decidere quali contenuti il pubblico deve considerare come poco affidabili?
APPROFONDISCI: DOPO LE BUFALE ORA ANCHE LE PUBBLICITÀ SONO FAKE SUI SOCIAL
Intanto Google…
Mentre Facebook continua la sua battaglia anti-fake news, Google sembra inciampare di nuovo. Vi abbiamo raccontato qualche tempo fa di come il motore di ricerca presentasse tra i propri risultati alcuni siti di estrema destra (per non dire neo-Nazi), che diffondono ‘teorie’ sull’Olocausto. In particolare, alcuni link sostengono che non sia mai avvenuto.
Negli ultimi giorni, giornalisti e influencer hanno invece dimostrato che Google Home, lo speaker domestico realizzato da Alphabet, dia risalto alle bufale, attraverso l’assistente virtuale Assistant. Ecco due esempi.
And here’s what happens if you ask Google Home “is Obama planning a coup?” pic.twitter.com/MzmZqGOOal
— Rory Cellan-Jones (@ruskin147) March 5, 2017
Quello che vedete è un video postato su Twitter da Rory Cellan-Jones, giornalista della BBC, corrispondente per la sezione Tecnologia. Il quale ha chiesto a Google Home se Obama stesse “pianificando un colpo di Stato“. Sorprendentemente, la risposta dello speaker è stata sì. E a quanto pare, Obama sarebbe addirittura “alleato con i Comunisti Cinesi“. Da quando il suo incarico è terminato, quindi, starebbe pianificando un “colpo di Stato socialista“.
Dall’altro lato, Danny Sullivan, fondatore di Marketing Land e Search Engine Land, ha fatto una domanda a Home sui Repubblicani:
Google Home:
“Yes, republicans = nazis” pic.twitter.com/7HVQjyjbEq— Danny Sullivan (@dannysullivan) March 5, 2017
Sì, dice il dispositivo, i Repubblicani sono uguali ai nazisti, praticamente.

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