Socialcom Italia - Marzo 6, 2017

Ecco come Facebook segnala le fake news

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Continua la battaglia dei cosiddetti over-the-top, i colossi del mondo digitale, contro la diffusione di bufale e fake news online. Nelle scorse ore, Facebook ha segnalato per la prima volta una notizia come ‘Disputed’. La veridicità delle informazioni contenute nel link è quindi ‘contestata’.

Non si tratta del primo provvedimento da parte del social di Mark Zuckerberg sul tema. Come abbiamo visto, ha lanciato a gennaio un vero e proprio Journalism Project, per rafforzare i legami di collaborazione con il mondo del giornalismo e della ricerca, in modo da identificare e segnalare agli utenti le ‘notizie’ considerate dubbie. Già nel dicembre scorso, dopo l’elezione di Donald Trump e la diffusione di notizie false durante la campagna elettorale, Facebook aveva provato a correre ai ripari per placare le polemiche sul ruolo del social nella vicenda. Aveva infatti inaugurato uno strumento, a disposizione di alcuni utenti, per segnalare le notizie fake.

Oggi su alcune Bacheche appaiono i primi risultati ‘visibili’.

Disputed

Nel tweet di Anna Merlan, vediamo uno screenshot da Facebook con un link dal Seattle Tribune. La presunta notizia titola: “La fonte della recente fuga di notizie dalla Casa Bianca è il dispositivo Android non criptato di Trump”. Il nome del dominio sembra affidabileTribune è un termine molto diffuso tra le testate locali. In realtà, come indicano chiaramente gli stessi gestori del sito, si tratta di una pubblicazione satirica:

«Il Seattle Tribune può utilizzare nomi reali, ma insrendoli in storie semi-reali o completamente fiction. Tutti gli articoli inseriti nel Seattle Tribune sono fictional e satirici, con la sola eccezione delle news nella categoria ‘list style’ che include fonti affidabili», leggiamo nel disclaimer del sito.

La notizia segnalata nello screenshot di Merlan, però, è stata vista quasi 200mila volte. E il Tribune ne ha sicuramente beneficiato in termini economici. Facebook riporta qui per la prima volta la sigla Disputed, per indicare che la notizia è contestata da fonti affidabili o siti di fact-checking. Nello specifico, si riporta il giudizio di Snopes e PolitiFact, specializzati rispettivamente nella disinformazione che circola in rete e nella verifica delle dichiarazioni di politici e rappresentanti istituzionali.

Quando comparirà la nuova funzione sulle nostre Bacheche? Non è chiaro. Secondo Forbes, potrebbe essere diffusa a tutti gli utenti nel giro delle prossime settimane. C’è un’altra novità di Facebook sul fronte della lotta alle bufale. A quanto pare, è in preparazione una lista di domini che sono ‘noti’ per aver pubblicato fake news nel corso degli anni. In questo caso, i link saranno automaticamente segnalati come Disputed.

Qui ritorna, però, il solito dubbio: può un’azienda privata, con interessi privati, decidere quali contenuti il pubblico deve considerare come poco affidabili?

APPROFONDISCI: DOPO LE BUFALE ORA ANCHE LE PUBBLICITÀ SONO FAKE SUI SOCIAL

Intanto Google…

Mentre Facebook continua la sua battaglia anti-fake news, Google sembra inciampare di nuovo. Vi abbiamo raccontato qualche tempo fa di come il motore di ricerca presentasse tra i propri risultati alcuni siti di estrema destra (per non dire neo-Nazi), che diffondono ‘teorie’ sull’Olocausto. In particolare, alcuni link sostengono che non sia mai avvenuto.

Negli ultimi giorni, giornalisti e influencer hanno invece dimostrato che Google Home, lo speaker domestico realizzato da Alphabet, dia risalto alle bufale, attraverso l’assistente virtuale Assistant. Ecco due esempi.

Quello che vedete è un video postato su Twitter da Rory Cellan-Jones, giornalista della BBC, corrispondente per la sezione Tecnologia. Il quale ha chiesto a Google Home se Obama stesse “pianificando un colpo di Stato. Sorprendentemente, la risposta dello speaker è stata sì. E a quanto pare, Obama sarebbe addirittura “alleato con i Comunisti Cinesi“. Da quando il suo incarico è terminato, quindi, starebbe pianificando un “colpo di Stato socialista“.

Dall’altro lato, Danny Sullivan, fondatore di Marketing Land e Search Engine Land, ha fatto una domanda a Home sui Repubblicani:

Sì, dice il dispositivo, i Repubblicani sono uguali ai nazisti, praticamente.