Twitter non è più un social network (è una media company)

Con la strage di Berlino, e ancor prima con la morte di Fidel Castro, è apparso ormai a tutti chiaro che Twitter ha in parte cambiato la propria mission. D’altronde non è un mistero e la stessa azienda non tenta di nasconderlo.
“Twitter. È ciò che sta accadendo” è la descrizione che accoglie gli utenti sulla Home Page. Sembra più la descrizione di un giornale online, di un’agenzia di stampa o di una televisione all news, che di un social network.
E con i due eventi citati in apertura, l’azienda nelle mani di Jack Dorsey ha testato una nuova funzionalità che va proprio in questa direzione. Vediamo di cosa si tratta.
Alert per le notizie dell’ultimora
Brianna Sacks, news curation editor di BuzzFeed, ha rilanciato su Twitter uno screenshot del proprio smartphone, per indicare i cambiamenti in atto:
.@twitter with a push alert that links to their moment on the Berlin Christmas market crash pic.twitter.com/FfutHxCnaQ
— Brianna Sacks (@bri_sacks) December 19, 2016
Nello screen, 3 notifiche push arrivate quasi in contemporanea il 19 dicembre: la prima da un’app di news generica, la seconda dal NYTimes, la terza infine da Twitter. L’argomento comune: il grave attentato che ha colpito Charlottenburg, quartiere di Berlino.
Non è la prima volta che accade. Secondo la ricostruzione di BuzzFeed, Twitter aveva lanciato degli alert agli utenti già in occasione della morte di Fidel Castro, il 25 novembre. Ancora prima, le notifiche avevano riguardato aggiornamenti su The Bachelorette, un reality show d’oltreoceano.
Contattato da BuzzFeed, un portavoce della società ha dichiarato che Twitter sta inviando questi alert nell’ambito di un’ampia fase di test per notificare agli utenti l’apparizione sulla piattaforma di notizie in tempo reale.
L’azienda utilizza un algoritmo per decidere quali sono gli utenti che vengono notificati dagli alert e su quali argomenti specifici. Cliccando sull’alert, gli utenti vengono reindirizzati verso una scheda Momenti che riassume gli elementi più importanti della notizia attraverso una serie di tweet.
Twitter non è più un social network
BuzzFeed non ha dubbi: “Twitter vuole essere una news app”. E non si tratta di una novità. Gli osservatori più attenti avranno notato che già da qualche mese, sullo Store di iOS, l’app non è più indicata nella categoria social networking.
Probabilmente dalle parti di San Francisco hanno capito che la competizione con piattaforme come Facebook, Instagram, persino Pinterest, stava diventando un semplice gioco al massacro.
Con il problema della diffusione di notizie false in Rete che tiene sulla graticola Facebook e Google da mesi, il 2017 potrebbe essere l’occasione per Twitter di rilanciare la propria immagine come piattaforma per notizie verificabili e affidabili.
E anche per trovare (finalmente) la propria dimensione. Come ha fatto notare di recente il Wall Street Journal, su Twitter è possibile individuare un mix, spesso confusionario, di “contenuti, curation di contenuti digitali, umorismo, autopromozione e invettive”. Una miscellanea che lascia spesso perplessi gli investitori, ma anche gli stessi manager dell’azienda (per non parlare dei responsabili del prodotto: in due anni, se ne sono alternati 5).
«Definiamo Twitter una volta per tutte», prosegue Christopher Mims sul WSJ. «Twitter è una media company che solo per caso ha sede a San Francisco. E dovrebbe essere strutturata, guidata e valutata come tale».
Secondo Mims, lo stesso Jack Dorsey l’ha ammesso in un memo destinato al proprio staff, in cui definiva il servizio come “The People’s News Network”.
Jay Rosen, professore di giornalismo all’Università di New York, ha definito Twitter come una sorta di compagnia “editoriale”, che aggrega gli eventi degni di attenzione, ‘rivendendo’ giudizi, critiche e pareri su quei contenuti.
Sempre di più, Twitter è anche il luogo dove ‘nascono’ le notizie. L’abbiamo visto con le elezioni americane. L’abbiamo visto con la tragedia di Aleppo. E c’è da scommetterci che la presidenza Trump sarà fonte di analisi e studi negli anni a venire: alcuni tweet non solo fanno notizia; probabilmente contribuiscono a cambiare la storia.
Il business model delle notizie
Il punto dirimente però è un altro: come si sostiene una media company dal punto di vista economico? Qual è il ritorno per gli operatori dell’informazione?
SocialCom ne ha discusso con i protagonisti del mondo dell’informazione online all’evento “Chi paga le notizie?”, nell’ambito della Festa della Rete di Milano.
Come farà Twitter a sostenere un business model che prevede la diffusione delle notizie? Gli editori ‘tradizionali’ fanno fatica a trovare un modello economico sostenibile per le proprie attività online. Al punto che a fare notizia sono le poche testate che riescono ad andare in attivo con le edizioni digital: è notizia recente che il Financial Times guadagni più con il paywall online che con l’edizione cartacea. Ma si tratta di una mosca bianca.
Resta da capire se e in che modo gli operatori dell’informazione possano trarre vantaggio (economico, non solo di visibilità) dalle piattaforme social. Facebook, Twitter e Google sono davvero disposti a concedere una parte dei propri introiti agli operatori dell’informazione? Resteranno ‘semplicemente’ dei canali di diffusione o si trasformeranno in vere e proprie imprese editoriali? E in questo caso, chi controllerà la veridicità delle informazioni diffuse?
Foto: Brian Solis

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