Socialcom Italia - Maggio 9, 2017

Investimenti e crowdfunding: come orientarsi? di Girolamo Stabile

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Startup o realtà affermate? Meglio esporsi al rischio e partecipare ai potenziali profitti o scegliere un rendimento fisso? Un approfondimento di Girolamo Stabile.

Si è soliti far ricorso al termine crowdfunding per definire tutte quelle piattaforme che permettono a chiunque di finanziare lo sviluppo di un’idea o il compimento di un progetto, in cambio di un accesso anticipato al prodotto o al servizio che si intende sostenere economicamente. Gli esempi più noti sono senza alcun dubbio Kickstarter e Indiegogo, vetrine virtuali che consentono a migliaia di team di esporre le proprie iniziative alla ricerca dei fondi necessari per avviarne la fase di realizzazione e la successiva commercializzazione. Alternative come GoFundMe, invece, si basano sulla raccolta di donazioni da destinare a singoli individui, famiglie oppure organizzazioni.

Questo tipo di dinamica interessa da vicino anche il mondo della finanza, muovendo un flusso di denaro in costante crescita a livello globale: 16,4 miliardi di dollari nel 2016 e 34 miliardi di dollari previsti per il 2017. L’interesse nei confronti delle soluzioni peer-to-business (P2B) aumenta in modo esponenziale e si vanno formando nuovi canali attraverso i quali far fruttare i propri investimenti. Conoscere gli strumenti a disposizione è il primo step necessario per chi desidera percorrere questa strada. Va anzitutto chiarita la differenza tra servizi di tipo equity e loan.

I primi mettono in contatto i finanziatori con le realtà alla ricerca di fondi, offrendo la possibilità di partecipare agli utili eventualmente generati dall’attività, di acquisire una quota del capitale sociale e di esercitare potere decisionale nelle strategie da attuare. Una forma di investimento che si rivolge soprattutto alle startup, dunque maggiormente esposta al rischio del capitale, ma al tempo stesso potenzialmente in grado di garantire un ritorno importante. L’esempio più significativo è quello fornito dall’imprenditore tedesco Peter Thiel, co-fondatore di PayPal e tra i primi a credere nel progetto Facebook, con un investimento da 500.000 dollari messo a disposizione del social network nel 2005, poi arrivato a fruttare 800 volte tanto. Sono riconducibili a questa forma di crowdfunding servizi come Eppela, Fundable e Seedrs.

Gli altri, di tipo loan, costituiscono di fatto delle piattaforme attraverso le quali concedere finanziamenti alle aziende. Vi si rivolgono solitamente le realtà con una forma di business consolidata o comunque già avviata. In questo caso, chi investe tendenzialmente ha maggiore sicurezza di non vedere intaccato il proprio capitale, potendo contare su una restituzione periodica del capitale (generalmente tra il 5% e il 9% ogni anno) aumentata degli interessi maturati. In altre parole, minor rischio, ma con un rendimento fisso e l’impossibilità di influenzare le decisioni della società. È il modello proposto da LendingClub, Funding Circle e Prosper.

A quale forma di crowdfunding affidarsi, dunque? La soluzione ideale può essere rappresentata dal giusto mix. Un portafoglio diversificato, da strutturare attraverso investimenti destinati ad almeno una decina di realtà, da scegliere tra startup con importanti margini di crescita, aziende che già hanno trovato una loro collocazione sul mercato e società invece ben affermate. Una piattaforma come Symbid, ad esempio, mette a disposizione tutti gli strumenti necessari per operare in questa direzione.

Sebbene nessuno possa affermare con certezza di poter prevedere in modo accurato l’andamento di un business, puntare su investimenti diversificati può rivelarsi una strategia vincente. Anziché scegliere tra una formula che mira esclusivamente sull’una o sull’altra forma di crowdfunding, meglio puntare su entrambe, ricavandone maggiori benefici sul medio-lungo periodo e riducendo il fattore di rischio.

Girolamo Stabile