Socialcom Italia - Gennaio 18, 2017

Mark Zuckerberg in tribunale: accusato di furto

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È raro vedere Mark Zuckerberg indossare un completo: siamo abituati alle sue felpe e alle t-shirt grigie (sempre uguali, così evita la fatica mentale di dover decidere cosa mettere al mattino). Se ieri ha messo giacca e cravatta la faccenda deve essere tremendamente seria:

In questo caso il CEO di Facebook aveva un impegno presso una corte federale di Dallas. Perché? C’è un’azienda hi-tech, ZeniMax Media, che lo accusa di aver “rubato” una delle sue tecnologie. Cerchiamo di capire cosa è successo.

La vicenda

ZeniMax, compagnia meglio nota per aver creato videogiochi del calibro di Fallout, Doom Quake, ha citato in giudizio Facebook per una cifra di 2 miliardi di dollari. L’azienda di Rockville, in Maryland, sostiene che le innovazioni che i suoi tecnici avevano introdotto nei dispositivi per la Realtà Virtuale sono stati illegalmente copiati da Oculus, nello sviluppo del suo visore Rift.  Oculus è stata acquisita da Facebook nel 2014. Da qui il coinvolgimento nella vicenda giudiziaria di Mark Zuckerberg e soci.

Tutto ruota intorno a un personaggio chiave: John D. Carmack. 46 anni, ingegnere e programmatore, Carmack è un eclettico: ha lavorato in tanti settori, dai videogiochi fino all’aerospazio. Si racconta che quando aveva 14 anni ha fatto irruzione in una scuola per rubare dei computer Apple II. La BBC lo ha definito un “game designer leggendario”. Negli ultimi anni della sua carriera si è specializzato nella Realtà Virtuale.

Carmack ha lavorato per ZeniMax fino al novembre del 2013, prima di entrare in contrasto con l’azienda. Il programmatore ha infatti co-fondato id Software, di proprietà della ZeniMax, con l’obiettivo di lavorare proprio alla Realtà Virtuale, suo pallino. «Quando è diventato chiaro che non avrei avuto l’opportunità di lavorare sulla VR in id Software, ho deciso di non rinnovare il mio contratto», ha dichiarato nel 2014.

Per un breve periodo, dall’agosto al novembre del 2013, Carmack ha lavorato in contemporanea sia per id Software che per Oculus. Nell’autunno di quell’anno decide però di abbandonare completamente l’azienda che aveva fondato e viene nominato da Oculus come CTO, capo della divisione tecnologica della società. È qui che nascono le accuse di ZeniMax: Carmack avrebbe trasferito le conoscenze acquisite in id Software per portarle alla corte di Mark Zuckerberg, che ha acquistato Oculus pochi mesi dopo (marzo 2014).

«Carmack ha segretamente e illegalmente copiato migliaia di documenti contenenti proprietà intellettuale di ZeniMax dai propri computer su una chiavetta USB che ha portato con sé a Oculus», si legge nella citazione in giudizio.

ZeniMax quindi ritiene di aver diritto alla stessa cifra che Facebook ha speso per acquisire la tecnologia di Oculus: due miliardi di dollari.

La risposta alle accuse

Carmack, che ha già testimoniato in tribunale la scorsa settimana per difendere la propria posizione, ha negato di aver utilizzato in maniera diretta il suo lavoro presso ZeniMax per sviluppare i Rift. I suoi avvocati hanno sostenuto che il suo contratto gli consentiva, in maniera esplicita, di lavorare con altre aziende che non erano in competizione con ZeniMax. Hanno inoltre argomentato che la tecnologia “segreta” che Carmack avrebbe rubato era in realtà il frutto del suo lavoro e della sua partecipazione alle attività di Palmer Luckey, co-fondatore di Oculus.

Mark Zuckerberg, che si è presentato in tribunale ieri, ha puntato tutto sul disinteresse dimostrato dalla ZeniMax verso la Realtà Virtuale. Salvo poi ravvedersi dopo l’acquisizione miliardaria da parte di Facebook.

«Come molte persone presenti in questa corte, non ho mai sentito il nome della ZeniMax prima d’ora», ha dichiarato. «Quando si annuncia un accordo importante, succede spesso che delle persone sconosciute compaiano dal nulla, dichiarando di aver diritto a una fetta dell’affare». Ha quindi dichiarato false le accuse nei confronti di Carmack.

Foto: Mark Zuckerberg – Profilo Ufficiale Facebook