Socialcom Italia - Gennaio 25, 2017

Ora il pc capisce se siamo tristi o felici: ecco l’affective computing

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La realtà supera la fantascienza. I computer sanno leggere le nostre emozioni, capiscono se siamo tristi o felici, ci ascoltano e supportano. Tutto grazie all’affective computing, una nuova branca della ricerca informatica che potrà avere tantissime applicazioni in un futuro non troppo lontano, come spiega Forbes.

Tristezza, frustrazione e sarcasmo, individuati dai robot

Non più “fredde” macchine, i robot stanno imparando a leggere le emozioni umane. I bot, i software utilizzati dalle aziende per automatizzare alcuni servizi come il customer care, capiscono qual è l’esigenza dell’utente e, quando frustrato, provano a tranquillizzarlo.

In altri campi come nella telemedicina un’altra tipologia di robot è in grado di individuare dolore e depressione, anche se il paziente non ne fa parola. Alcune assicurazioni stanno sperimentando un sistema di analisi vocale per comprendere quando l’assicurato sta mentendo. Mentre IBM ha sviluppato un “Tone Analyzer” capace di individuare sarcasmo o altre emozioni dalle parole scritte di un essere umano.

Questo è solo un quadro generale per capire le tante possibilità offerte dall’affective computing. E siamo solo all’alba di una rivoluzione.

Come i pc capiranno le emozioni e a cosa servirà

Tono di voce, ma anche espressioni facciali, gesti del corpo. I software avranno tutta una casistica da poter usare per operare confronti e così, da un semplice gesto della persona, potranno capire cosa prova in quel momento.

Queste nuove tecnologie aprono a una marea di possibili applicazioni in futuro. Forbes mette alcuni possibili scenari in fila:

  • L’affective computing potrà essere usato nell’e-learning per capire se il tipo di insegnamento è adatto all’utente, o lo sta annoiando o mandando in confusione
  • Le aziende potranno usare la tecnologia per condurre indagini di mercato sui loro prodotti, analizzando le reazioni dei consumatori durante i test.
  • Le aziende di sicurezza potranno utilizzarli per individuare in una folla persone potenzialmente pericolose.

Questi sono solo tre scenari possibili. Ma quello più affascinante sarà la possibilità di avere un confronto diretto con gli strumenti tecnologici. Immaginiamo un futuro in cui il computer ci invita a non inviare una email perché siamo troppo arrabbiati, a cambiare la musica rispetto al nostro stato d’animo o a “impedirci” di prendere l’auto se siamo troppo nervosi o agitati.