Starbucks sbarca in Italia? È polemica su web e social: ecco perché

«Starbucks in Italia umiliazione per un italiano», scrive Aldo Cazzullo sul Corriere, aprendo un aspro dibattito sui social media. La nota catena di caffetterie americana, dopo 34 anni di attività e 26mila negozi aperti in 75 Paesi, ha deciso di sbarcare a Milano l’anno prossimo. L’edificio sarà di 25mila metri quadrati e creerà 350 posti di lavoro.
La notizia fa discutere sui social media: può la multinazionale americana avere successo nella patria del caffè? Quella di Starbucks è un’invasione culturale?
Le opinioni di Twitter su Starbucks Italia
È dall’articolo di Aldo Cazzullo che si dipana il dibattito. «L’apertura in Italia di Starbucks come italiano la considero un’umiliazione. Perché Starbucks è il più clamoroso esempio al mondo di Italian Sounding: di prodotti che suonano italiani, ma non lo sono. In tutto il pianeta, a cominciare dalla casa madre americana, il menu è scritto in italiano, dall’espresso al cappuccino. Ma non è caffè italiano, non è lavoro italiano. Sui pacchi in vendita c’è scritto «Caffè Verona», e in piccolo si precisa: «Made in Seattle», scrive Cazzullo. Ecco alcuni tweet in risposta.
Starbucks umilia gli italiani, dissero quelli che si comprano in massa l’aggeggio della Nestlé per farsi fare il caffè
— Emma D (@hutck) 1 marzo 2017
Il fatto che Starbucks apra non significa che chiuderanno tutti gli altri bar. Calmatevi.
— Federica Caladea (@federicacaladea) 1 marzo 2017
Dicono “Starbucks in Italia è un oltraggio” ma appena scoprono il WiFi gratis e OrangeMokaFrappuccino non li schiodi più dal tavolo.
— Terra2 (@Terra2itter) 1 marzo 2017
Polemiche su #Starbucks nel “paese dell’espresso” e poi c’è gente che va da #Spizzico (o peggio). Fatevi ‘na camomilla.
— Robyrobot (@obyrobotkenobi) 1 marzo 2017
La polemica su Starbucks la trovo assurda. Non ti piace, non ci vai. Punto.
— Simone Bellini (@SBellini76) 1 marzo 2017
Che poi, decidetevi: se davvero il caffè di Starbucks fa così schifo, cosa hanno da temere i bar italiani?
— Francesco Cocco (@FrancescoCoccoT) 28 febbraio 2017
La polemica prosegue sul “nodo” assunzioni. Saranno solo immigrati o l’opportunità verrà offerta anche agli italiani?
Io queste multinazionali cattive, tipo Starbucks, che aprono un negozio a Milano e assumono 350 persone, proprio non le sopporto.
— Francesco Cocco (@FrancescoCoccoT) 28 febbraio 2017
@danffi@chiara84 ma poi facciamo licenziare anche tutti i ragazzi italiani che lavorano da Starbucks in Inghilterra tipo?
— Nives (@_neve) 1 marzo 2017
Il sogno di Starbucks parte proprio dall’Italia
Il Ceo di Starbucks, Howard Schultz, che ha portato Starbucks al successo planetario, ha spesso raccontato come “la vision” di portare il caffetteria americana in tutto il mondo sia nata propri da un suo viaggio tra Milano e Verona, ben 34 anni fa. Con il primo punto vendita Starbucks in Italia, a Milano, l’azienda ritorna alle origini grazie all’accordo con l’imprenditore Percassi che porterà all’apertura del punto Starbucks nell’ex Palazzo delle Poste in Piazza Cordusio. «La storia di Starbucks è strettamente legata al modo in cui gli italiani creano l’espresso perfetto. Tutto quello che abbiamo fatto nasce dalla magnifica esperienza dei caffè che abbiamo gustato in Italia» spiega a Fortune Schultz.

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