Socialcom Italia - Gennaio 31, 2017

In un giorno i big del tech bruciano 32 miliardi in Borsa

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He did it again, ci è riuscito di nuovo, dicono gli americani. Poco prima di Natale, Donald Trump faceva crollare di due punti il titolo in borsa della Lockheed Martin, con un semplice tweet (vi abbiamo raccontato la storia qui). Stavolta ad andare a picco sono state alcune delle principali aziende del tech americano.

Ecco cos’è successo.

Il Muslim Ban e le aziende hi-tech

Venerdì, il neo-Presidente USA Donald Trump firmava un ordine esecutivo, ribattezzato “Muslim Ban” (bando ai musulmani) dagli oppositori, in cui veniva temporaneamente limitato l’accesso dei cittadini stranieri e dei rifugiati politici negli Stati Uniti.

Alcuni big del settore del tech hanno immediatamente condannato il provvedimento, mettendo anche in campo azioni concrete per contrastare la nuova policy. Zuckerberg parlava degli USA come di una “nazione di migranti”. Dorsey (CEO di Twitter), spiegava che l’impatto umanitario ed economico dell’ordine è “preoccupante”. Sundar Pichai (Google) si diceva preoccupato “dall’impatto della legge sui dipendenti di Google“.

Un impatto già evidente ieri, lunedì, quando gli effetti del Muslim Ban sono stati registrati in Borsa.

Le azioni di Apple sono calate dello 0,67%, quelle di Amazon dell’1%, Microsoft dell’1,3% e Facebook dell’1,4%. La performance peggiore è stata registrata da Alphabet (Google), con un drastico -2,6%. In totale, il valore di mercato delle 5 principali aziende tech con sede negli USA è sceso di 32 miliardi di dollari nella sola giornata di lunedì.

Il calo è stato provocato dalle preoccupazioni per i dipendenti delle 5 company: buona parte di esse, infatti, ha tra le proprie fila lavoratori e dirigenti di origine o di nazionalità straniera. Google ha calcolato che più di 100 impiegati sono stati colpiti dall’ordine esecutivo di Trump.

Cattive notizie in vista

Malgrado le proteste nel Paese, le politiche sull’immigrazione di Donald Trump non sembrano destinate a cambiare. Anzi. Secondo Bloomberg, che ha svelato in anteprima la bozza di un nuovo ordine esecutivo in via di preparazione dallo staff del Presidente, la situazione è destinata a peggiorare.

Il nuovo provvedimento, infatti, porterebbe alla revisione del programma di permessi-lavoro su cui le aziende del tech puntano per assumere decine di migliaia di lavoratori ogni anno. Uno strumento che le imprese utilizzano quando non riescono a individuare dipendenti qualificati in loco, soprattutto per le posizioni altamente specializzate, in specifici settori: scienza, tecnologia, ingegneria, matematica. Alcuni, hanno invece accusato tali aziende di approfittare dei permessi-lavoro per reclutare lavoratori con meno pretese salariali dall’estero.

«Se approvata, la riforma potrebbe stravolgere il modo in cui le aziende americane come Microsoft, Amazon e Apple reclutano talenti», scrivono Peter Elstrom e Saritha Rai su Bloomberg. «Le aziende dovrebbero prima provare ad assumere cittadini americani e qualora reclutassero lavoratori stranieri, dovrebbero dare priorità alle posizione con paghe più elevate».

La bozza del documento, infatti, stabilisce che le politiche migratorie degli Stati Uniti dovrebbero «servire, prima e prioritariamente, gli interessi nazionali degli USA».