Branding sui social: i 4 errori più comuni

Le attività di branding sui social media sono una straordinaria opportunità. A costi relativamente bassi – rispetto ad altre soluzioni promozionali – questi canali ti consentono di raggiungere un’audience vastissima, targettizzata in maniera precisa, e di sfruttare stili e modalità comunicative molto variegate.
C’è un però. La grossa esposizione a cui sono sottoposte aziende e individui rende più probabile incappare in errori, strafalcioni, vere e proprie crisi reputazionali. Ecco perché bisogna stare attenti a non commettere errori troppo gravi. AdWeek ne elenca 4 assolutamente da evitare.
Quando il branding non funziona: non fare troppa ‘pubblicità’
Il branding sui social media, come tutte le attività di comunicazione aziendale, ha l’obiettivo di farti conoscere a un’audience più ampia e, quindi, vendere di più. Paradossalmente però non raggiungerai il traguardo se fai troppa ‘pubblicità’. Cosa vuol dire? Non parlare sempre dei tuoi prodotti/servizi. Non spingere eccessivamente sulle modalità classiche di promozione. Dai spazio all’interazione, ai contenuti utili per gli utenti, ai post interessanti e divertenti. E riduci le pubblicazioni prettamente pubblicitarie. Altrimenti rischi di annoiare e di allontanare i fan. Peggio: danneggi la tua brand reputation.
Un ottimo modo per coinvolgere l’audience sono i cosiddetti User-Generated Content, i contenuti generati dagli utenti. Condividi i contenuti dei tuoi follower sulla pagina aziendale, menzionandoli. In questo modo creerai delle relazioni durature. E i fan faranno lo stesso con te.
Ignorare le critiche fa male al brand
Le ‘crisi’ sui social sono all’ordine del giorno, soprattutto per le società medio-grandi. Il social #fail è sempre dietro l’angolo. Non siamo perfetti e un errore può capitare anche ai migliori. Così come può succedere che si presenti un problema nel prodotto/servizio che offriamo.
Quando si verificano questi intoppi un’azienda che vuole puntare sulla credibilità del proprio brand non può far finta di niente. Secondo alcune ricerche, la prima ragione per cui un cliente passa alla concorrenza è proprio il customer service: se gli addetti non sono gentili o non riescono a risolvere il problema, saranno guai. Viceversa, il cliente che ottiene un risultato soddisfacente dopo un reclamo consiglierà ad amici e familiari la tua attività.
Vuoi fare branding sui social? ‘Controlla’ chi parla di te
Il brand non è tanto – non solo – quello che un’azienda comunica di se stessa. Piuttosto, è la percezione che le persone – clienti, prospect, concorrenti – hanno dell’azienda. Come fai quindi a fare branding sui social se non controlli cosa gli user dicono di te? Secondo BrandWatch, il 96% degli utenti che parla di un determinato marchio online, non segue i profili ufficiali dell’azienda. Gli esperti lo chiamano ‘dark social’, un’area del web composta da forum, email e applicazioni, in cui si discute del brand e dei suoi prodotti in maniera ‘non ufficiale’. Si stima che il 67% delle menzioni di un brand rientrino in questa categoria.
Se non monitori queste conversazioni, c’è il rischio che un competitor ne tragga vantaggio. Se per esempio in un forum stanno parlando male di un tuo prodotto, un brand ‘avversario’ può proporre il proprio in alternativa. Chi ha la possibilità di farlo, dovrebbe dedicare all’attività di monitoraggio un intero team. O almeno dovresti effettuare un’attenta analisi quotidiana su Google, tramite strumenti come Alert.
Non metterci troppo a rispondere
Non è un caso se Facebook ti consiglia sempre di rispondere rapidamente ai messaggi dei tuoi follower che arrivano sulla tua pagina ufficiale. Il 71% dei consumatori dichiara di essere più invogliata a raccomandare ad altri un’azienda se ha ricevuto una risposta immediata alle proprie domande sui canali social.
Se sei lento nel rispondere, inoltre, difficilmente quegli utenti riproveranno a contattarti. In questo modo perderai occasioni preziose per incrementare vendite e generare lead.
Foto: EdgeThreeSixty TM

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