Matteo Renzi e i social media: un finale triste, solitario e tennistico?

Matteo Renzi e i social media: un rapporto che ha trovato un simbolico punto di approdo in una racchetta. Quella della foto pubblicata pochi giorni fa su Instagram. Una racchetta solitaria, al centro di un campo senza giocatori, in precario ed illogico equilibrio sulla rete. È questa l’immagine che sintetizza la sua veloce ascesa e il suo altrettanto rapido declino? Difficile dirlo e, forse, superfluo chiederselo. Perché è fin troppo facile prevedere che Matteo Renzi rimarrà ancora per un po’ protagonista della scena politica. Altrettando ovvio prevedere che userà Twitter, Facebook e Instagram per provare a recuperare consenso. Forse è più interessante porsi altre domande. Partendo proprio dai social media.
METTEO RENZI E I SOCIAL MEDIA: 3 DOMANDE IN CERCA DI RISPOSTE
Si potrebbe iniziare chiedendosi se Facebook & co. hanno determinato il suo clamoroso calo di popolarità. Evidente che i social media non sono la causa della rapida parabola discendente di Matteo Renzi. Certo è, però, che ne hanno probabilmente accelerato il corso. In questo senso, il pensiero corre subito alle fake news. Il fenomeno ha interessato tutti i politici, ma sembra aver penalizzato soprattutto lui e la sua squadra (giglio magico, se preferite). Ecco una prima domanda: Matteo Renzi ha sottovalutato la minaccia delle bufale in rete? Le sue contromosse sui social media sono state tempestive ed efficaci?
“Non siamo riusciti a comunicare i risultati ottenuti dal governo”. Questa affermazione è ricorsa spesso nelle analisi post elettorali dei dirigenti PD. Lo stesso discorso varrebbe, in realtà, anche per i non pochi punti del programma. Scorrendo i vari profili social di Matteo Renzi si ritrovano, qua e là, infografiche e testi riferiti agli obiettivi raggiunti. O da raggiungere. Rimane, però, un dubbio che diventa una domanda. Il già segretario del Partito Democratico ha usato efficacemente i social media per comunicare i risultati conseguiti? E, di contro, se lo avesse fatto in maniera più efficace, ne avrebbe tratto un vantaggio?
I guru del content marketing lo ripetono ormai come un mantra: ascoltare le storie dei clienti.
La comunicazione non è più top/down, dall’alto verso il basso. È diventata bidirezionale e questo nuovo flusso circolare impone alle aziende di considerare i giudizi delle persone sui loro prodotti. Anche modificandoli, se necessario. Dopo il 40% alle elezioni europee 2014, Matteo Renzi ha ascoltato, via social media, i racconti dei suoi elettori? Ha tenuto conto dei giudizi critici che provenivano anche da chi lo aveva votato?
UNA RACCHETTA (NON) È PER SEMPRE
Molte altre domande si potrebbero porre a proposito del rapporto tra Matteo Renzi e i social media. Magari partendo dalla comparazione della sua strategia di comunicazione digitale con quelle di Salvini e dei 5 Stelle. Nel frattempo, conviene ritornare alla famosa racchetta da tennis. Era già comparsa in un post Instagram del 12 dicembre 2017, peraltro accompagnata da un test autoironico. Emblematico il commento di mauro_ferrara76. “Che bella vita…io in cantiere come tanti italiani a lavorare per mantenerti il tennis…dopo il 4 marzo trovati un lavoro”.
Ecco: alla domanda se conviene insistere con la racchetta, gli suggeriremmo di lasciare perdere il tennis. Meglio una partita di calcetto. È più populista, pardon popolare.

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