La morte di Leonard Cohen e la vanità (stupida) dei social

Diciamoci la verità, se non era per Shrek e le mille cover degli ultimi 30 anni, l’Hallelujah di Leonard Cohen l’avremmo scambiato al più per un coro di Natale. Noi qui, in Italia dico.
Eppure su Twitter e Facebook è un fiorire di messaggi di cordoglio, video di canzoni condivise, brani di testi estrapolati da una pagina web. E magari tradotti anche male.
Sono i social bellezza. Nel tempo della vanità digital, se non dedichi almeno un pensiero a chi è morto non sei nessuno.
Per chi fosse vissuto su Marte sinora, abbiamo una triste notizia. Leonard Cohen cantante, compositore, poeta e scrittore canadese, si è spento il 7 novembre a Los Angeles, all’età di 82 anni. Il cantautore è stato reso immortale da capolavori come Halleluja, Suzanne, So Long Marianne, Sister of Mercy, Our Lady of Solitude e così via.
Leonard Cohen: il cordoglio su Twitter e il nuovo disco in classifica
La cosa più semplice da fare, quando muore uno famoso, e anche quella che fa guadagnare più interaction è prendere una fotografia a caso, scopiazzare da Internet una frase più o meno celebre. E combinare i due elementi. E BAM: il piatto della morte VIP sui social è pronto e servito in tavola.
Addio a #LeonardCohen, questo #11novembre si porta via uno
dei grandi poeti e cantautori del nostro secolo. pic.twitter.com/xksXU5T9Bk— Sky TG24 (@SkyTG24) November 11, 2016
C’è una crepa in ogni cosa. Ed è da lì che entra la luce #LeonardCohen pic.twitter.com/Ww67d5pBLj
— Rai Radio3 (@Radio3tweet) November 11, 2016
Su Twitter Italia sono due attualmente i trending topic su Leonard Cohen: #LeonardCohen e hallelujah (da premiare anche la fantasia, in questo caso).
Il 21 ottobre è uscito l’ultimo album di Leonard e siamo sicuri che tutti questi fan dell’ultimora sono corsi nei negozi di dischi o sugli store online, pronti ad acquistare You Want It Darker, già dal 22.
La classifica FIMI (Federazione Industriale Musicale Italiana) certifica che l’album è entrato sì nella TOP 10, in ottava posizione, nella prima settimana di uscita. Ma alla seconda ne è già fuori: 16esimo posto.
Quali artisti sopraffini hanno meritato posizioni migliori nel cuore e negli acquisti degli italiani?
Gli eccelsi Benji e Fede per esempio con il loro 0+ (è un voto a se stessi?). Ma anche Giorgia, i POOH, Nek (NEK!!) e Alessandra Amoroso.
Comunque state tranquilli, c’è tempo: ora che Cohen è morto potete fiondarvi al negozio più vicino, prendere una copia (di un lavoro che non vi piacerà e vi annoierà). Il prossimo step è farvi una foto da mettere su Instagram, magari con la lacrimuccia in primo piano.
La tuttologia imperante
A proposito di morti eccellenti. Tutti ricordano Umberto Eco e la sua famosa frase sugli utenti dei social network:
I social permettono alle persone di restare in contatto tra loro, ma danno anche diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano al bar dopo un bicchiere di vino e ora hanno lo stesso diritto di parola dei Premi Nobel.
Il problema sembra essere la portata del messaggio. Quattro amici al bar che discutono di politica estera possono far sorridere al massimo qualche decina di avventori. Oggi l’opinione della casalinga di Voghera può diventare potenzialmente virale.
E questo è un bene o un male? Una democratizzazione della notorietà (i famosi 15 minuti…) o una semplice banalizzazione di qualunque argomento?
Quello che è certo è che molto spesso vengono prese in considerazione opinioni non basate su analisi approfondite, dati concreti, studi precedenti.
L’ultimo, eclatante caso: la vittoria di Donald Trump alle elezioni americane. Fino all’altro ieri si è discusso su Facebook e Twitter di questo storico (in ogni caso) risultato, con la stessa superficiale incompetenza con cui si parla delle partite di serie A, della farfallina di Belen, degli immigrati e (altro trending topic molto caro alla social community italiata) l’olio di palma.
Dalla sera alla mattina dopo, siamo diventati tutti massimi esperti di politica statunitense. E magari non sappiamo manco che è vuol dire electoral college e quando ci dicono swing state pensiamo a una balera di periferia.
Quando muore uno famoso: aveva ragione Calcare
Prima di noi, sull’argomento si è espresso con molto più autorevolezza uno dei principali autori italiani contemporanei (e non lo diciamo ironicamente): Zerocalcare.
In una ormai celeberrima tavola datata settembre 2013, ‘Quando uno muore famoso‘, anche il fumettista romano si scagliava contro l’abitudine di commemorare i VIP defunti, anche se non ce li siamo mai filati quando erano in vita:
In definitiva, queste battaglie da 4 soldi pro e contro la democratizzazione dell’opinione interessano solo a noi su questa terra. A te, caro Leonard, che ci hai regalato tante emozioni, diciamo So Long!, salutandoti con questa che è la nostra preferita:
Foto: Takahiro Kyono

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