“Patente gratis agli immigrati”: l’indignazione corre sul web

Secondo una notizia che circola sui social il Senato ha approvato un modifica all’articolo 126 ter del codice della strada per dare a tutti gli immigrati una patente gratis con 30 punti iniziali, anziché 20 come gli italiani. Evidentemente è una bufala, ma molti dei circa 86mila utenti che hanno condiviso il post su una delle pagine Facebook dove è apparso, Italiani compatti I, non lo hanno capito.
Scrivi basta e condividi
Termina così la bufala, come tante altre. “Scrivi basta e condividi” (scritto in maiuscolo) è un modo per invitare gli utenti ad agire di impulso, disattivare il cervello e far partire il clic della condivisione. Ecco il testo completo della bufala:
«Mentre eravamo tutti distratti dalla tragedia del terremoto, proprio ieri il Senato ha approvato – con ben 303 voti a favore e solo 116 contrari – la modifica dell’articolo 126 ter del cod. della strada che prevede l’ottenimento della patente GRATIS per TUTTI GLI IMMIGRATI che la richiedono, e con ben 30 punti iniziali anziché 20 come NOI», si legge nel post.
Eppure non sarebbe stato necessario nessun grande sforzo di riflessione per ragionare su due punti:
- L’articolo 126 ter non esiste. C’è il 126 bis, poi si passa subito al 127
- Basta sommare il numero dei senatori che avrebbero approvato la legge: 303+116=419, quando in realtà il numero degli ospiti al Senato è di 315 persone (più i senatori a vita).
Il post era inizialmente accompagnato dal testo dell’amministratore della pagina che scriveva: “Adesso basta siamo stanchi di queste ingiustizie poi dobbiamo vederli ubriachi che fanno le stragi” e il solito invito a condividere, come fa notare Left, anche se poi è stato modificato.
Quattrociocchi e il confirmation bias
Ma perché gli utenti condividono notizie così palesemente false? Walter Quattrociocchi, ricercatore che da anni studia teorie del complotto e informazioni false sulla Rete, ha la sua teoria:
«Attraverso un mega esperimento che ha studiato il comportamento degli utenti sui social, siamo giunti a una nostra teoria che dimostra come le persone, nella selezione delle notizie via social, non guardino in realtà alla verità dell’informazione, ma a quanto questa sia coerente con quello che vogliono sapere. Con quello che abbiamo chiamato pregiudizio di conferma, “confirmation bias”. In altre parole, i social sono una sorta di “supermercato dell’informazione”, dove ognuno “acquista ciò che sembra più coerente con i suoi gusti, al di là della qualità e attendibilità del “prodotto” ».
Leggi qui l’intervista completa…

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