Come un tweet di Trump ha rovinato la vita di una studentessa di 18 anni

Un tweet di Trump può distruggere la vita di una persona. È quello che è successo a una giovane studentessa, Lauren Batchelder, 18 anni, vittima di un “cinguettio” del presidente eletto, Donald Trump durante l’ultima campagna elettorale americana. A distanza di un anno, Batchelder racconta a The Washington Post la sua storia che fa riflettere su cosa può accadere se si abusa del potere dei social media.
Trump ti rovina la vita con un tweet
Il giornale americano ricostruisce la vicenda della studentessa. Un anno fa, durante un convegno politico di Donald Trump, Lauren interroga l’allora candidato alle presidenziali sul suo rapporto controverso con le donne: «Penso che lei non sia amico delle donne», è l’accusa che gli rivolge.
Il suo intervento inizia a essere trasmesso da qualche emittente locale, la stampa ne parla, ma Lauren non ha ancora idea di quello che le sarebbe potuto capitare. Il giorno dopo dal profilo ufficiale di Trump parte un tweet contro di lei, accusata di essere una marionetta di Jeb Bush, uno degli altri candidati alle primarie repubblicane per la scelta del candidato presidente (Lauren è nel suo staff).
E non è l’unico tweet: in un altro, Lauren viene definita da Trump “una ragazza arrogante”, mentre si scatena la macchina del fango di alcuni ultras del presidente che iniziano a rendere impossibile la vita della donna. Minacce (via social e telefoniche), screenshot postati con fotomontaggi in cui appare in immagini pornografiche, e messaggi violenti e sessisti, che costringono la donna a chiudersi in casa per il timore di essere aggredita.
A distanza di un anno, le cose non sono molto cambiate. Continua a ricevere messaggi su Facebook, di gente che vorrebbe “spaccarle la faccia, urinarle in viso” e che le intima di non uscire di casa, perché “sa dove abita e potrebbe farle una brutta visita”.
«Amo i social media, ma ne ho sperimentato l’aspetto più terribile. Oggi cerco di concentrami su altro, di distrarmi. Ho visto la mia vita messa in piazza con persone disposte a giudicarmi, a fare accuse su di me. Quando succede vorresti solo sparire», spiega Batchelder a Washington Post.
I tweet di Trump più potenti di un giornale
Oggi Donald Trump ha 17 milioni di follower su Twitter. I suoi tweet hanno un tale peso da cambiare i titoli dei giornali, smuovere i mercati finanziari e causare crisi diplomatiche con altri Paesi. Con un tweet la scorsa settimana ha inasprito le relazioni con il governo cinese, con un altro ha fatto precipitare le azioni di Boeing. Con un altro ancora ha accusato un sindacalista che poi ha ricevuto minacce di morte.
«Avere Twitter è come essere proprietari del New York Times, senza le perdite», ha dichiarato il presidente eletto alla stampa, intervenendo sull’importanza che i social media hanno avuto nella sua campagna elettorale e che stanno avendo ora nel divulgare le sue idee.
Il presidente eletto ha più volte spiegato come usa questi strumenti. Alcuni dei tweet vengono dettati allo staff che poi si occupa di trascriverli, mentre nei weekend, la sera tardi o la mattina presto è lui stesso a scrivere e pubblicarli: «Per me è la forma più moderna di comunicazione. Con Twitter ottengo molti più risultati di un comunicato stampa. Senza dover avere a che fare con report disonesti. Perché molti reporter sono disonesti», ha dichiarato Trump recentemente durante una trasmissione televisiva.
Ora resta da capire cosa ne sarà del suo profilo. Quando lavorerà ufficialmente come presidente americano dovrà utilizzare i social media ufficiali della Casa Bianca. Anche se ha già promesso che lo farà, per ora non ha alcuna intenzione di chiudere il suo account.

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