Twitter scrive la storia, le vittime di Aleppo si affidano al social per raccontare la tragedia

Un giorno gli storici useranno Twitter come fonte principale per ricostruire gli eventi che cambiano il volto del mondo.
Quello che in questi giorni sta succedendo ad Aleppo, l’ex centro industriale e finanziario della Siria, distrutto dal conflitto tra i ribelli contro Assad, il presidente della nazione con l’appoggio degli alleati russi e siriani, è una prova di come Twitter sia diventato il canale preferenziale per raccontare la storia dalla prospettiva dei vinti e delle vittime, e non più solo dei vincitori.
Gli ultimi tweet delle vittime di Aleppo
Ora che gli ultimi quartieri di Aleppo occupati dai ribelli sono stati conquistati, c’è da chiedersi che fine faranno i migliaia di civili che si trovano ancora nella zona orientale della città. Per far conoscere al mondo i terribili momenti che stanno vivendo, hanno twittato ansie e paure:
C’è chi come Bana Alabed, twitta il suo “messaggio finale”. «Le persone stanno morendo dalla scorsa notte. Sono sorpresa che sto twittando adesso e di essere ancora viva».
Final message – people are dying since last night. I am very surprised I am tweeting right now & still alive. – Fatemah #Aleppo
— Bana Alabed (@AlabedBana) 12 dicembre 2016
Mentre Lina Shamy lancia un appello “ a tutti quelli che possono sentirla” e testimonia del genocidio che sta avvenendo nella città assediata con una registrazione, “questo potrebbe essere il mio ultimo video”, spiega.
To everyone who can hear me!#SaveAleppo#SaveHumanity pic.twitter.com/cbExEMKqEY
— Lina shamy (@Linashamy) 12 dicembre 2016
Mentre Monther Etaky, attivista inglese ad Aleppo, con un tweet, ringrazia tutti coloro che hanno difeso l’umanità e sono deceduti per una giusta causa.
I would like to thank all the humans whose stood for the humanity with our case, i will never forget you if we passed to the other life
— Monther Etaky (@montheretaky) 12 dicembre 2016
Zouhir_AlShimale, giornalista freelance, racconta le morti in strada e il caos totale di cui è vittima la città assediata.
#Aleppo yesterday & over the past months that draw us to die or on the edge of death every minute.#SOS #SaveAleppo https://t.co/Q0GR0UD43a
— Zouhir_AlShimale (@ZouhirAlShimale) 13 dicembre 2016
5 tweet che scrivono la storia in 140 caratteri
Quelli di Aleppo sono solo gli ultimi di una serie di tweet che fanno la storia. Ecco una raccolta di quelli più celebri, di gente comune o famosa che attraverso il social network diventa testimone di tappe decisive per la storia dell’umanità:
Il primo che ricordiamo è quello di Sohaib Abhar che twitta di elicotteri che stanno sorvolando sul quartiere pakistano di Abottabad. Lui non può saperlo ma sono gli elicotteri da cui sarebbero scese le forze americane per stanare Osama Bin Laden.
Helicopter hovering above Abbottabad at 1AM (is a rare event).
— Sohaib Athar (@ReallyVirtual) 1 maggio 2011
Janis Krums invece è il primo a raccontare di un aereo atterrato sul fiume Hudson. Si tratta del salvataggio miracoloso dell’aereo in partenza da New York che si scontra con uno stormo di oche, il dramma portato recentemente nelle sale da Clint Eastwood nel film “Sully”.
http://twitpic.com/135xa – There’s a plane in the Hudson. I’m on the ferry going to pick up the people. Crazy.
— Janis Krums (@jkrums) 15 gennaio 2009
E ancora un tweet dalla Nasa, che celebra la scoperta dell’acqua su Marte.
Are you ready to celebrate? Well, get ready: We have ICE!!!!! Yes, ICE, *WATER ICE* on Mars! w00t!!! Best day ever!!
— MarsPhoenix (@MarsPhoenix) 20 giugno 2008
Edward Snowden, l’informatico statunitense noto per aver rivelato pubblicamente i dettagli di diversi programma di sorveglianza di massa attuati dal governo americano e inglese, twitta, “Potete sentirmi adesso?”.
Can you hear me now?
— Edward Snowden (@Snowden) 29 settembre 2015
Mentre così Bill Gates twitta sulla scomparsa dell’amico Steve Jobs…
For those of us lucky enough to get to work with Steve, it’s been an insanely great honor. I will miss Steve immensely. http://t.co/g4HLDYtb
— Bill Gates (@BillGates) 6 ottobre 2011

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